La società Us Livorno ha bannato dalla propria pagina Facebook gli utenti che criticano l’operato del club e del presidente Joel Esciua. Lo denunciano gli stessi tifosi amaranto, come racconta Livorno Today. Tanto che la tifoseria organizzata ha deciso di replicare rimuovendo dai gruppi sia lo stesso presidente che il segretario generale Massimiliano Casali e il responsasibile dell’ufficio stampa, Gianni Tacchi. Dietro allo scontro tra proprietà e tifosi però non ci sono solo questioni social e nemmeno la delusione per un campionato di Serie D che vede il Livorno attualmente al settimo posto. La frattura era cominciata già nel corso dell’estate per un mercato deludente e per l’allontanamento dell’idolo Igor Protti. Ed è diventata insanabile dopo lo scoppio della guerra a Gaza, quando il presidente Esciua (ebreo) ha chiesto alla curva nord amaranto di rimuovere le bandiere palestinesi.
“Le offese di carattere sportivo le accetto, ma non si può superare un limite in maniera reiterata”, ha detto Esciua alla trasmissione Livornolé, spiegando perché fossero stati bannati alcuni tifosi. Immediata la replica della curva: “Abbiamo deciso di fare uscire da questo gruppo il presidente, il responsabile della comunicazione Tacchi e il braccio destro del presidente Casali. Nulla contro queste due figure ma visto il clima creato da questa società, abbiamo deciso di prendere queste decisioni“. Lo scontro è diventato così ufficiale.
Come detto, le tensioni tra i tifosi e la proprietà erano cominciate già durante l’estate, per la promessa di allestire una squadra competitiva che secondo i più è stata disattesa. A gettare altra benzina sul fuoco il prezzo degli abbonamenti, saliti rispetto alla passata stagione. Il vero scontro però è legato al conflitto in Israele. Durante la trasferta di Ghivizzano, scrive Livorno Today, il presidente Esciua ha chiesto di togliere una bandiera della Palestina, ricevendo il secco no dei tifosi amaranto. Alla prima gara interna, contro il Tau, la curva nord ha esposto al Picchi lo striscione: “In guerra nessun civile dovrebbe morire, né per mano di un ‘terrorista‘, né per mano di un ‘esercito regolare‘”. Un chiaro riferimento alla strage di Hamas del 7 ottobre, ma anche ai feroci bombardamenti di Israele che da un mese non danno tregua alla popolazione della Striscia di Gaza e hanno provocato oltre 10mila vittime. Da quell’episodio, stando alle denunce dei tifosi, è cominciata la caccia alle critiche su Facebook.