I sindacati dei metalmeccanici definiscono “disastroso” l’incontro con il governo sull’ex Ilva a palazzo Chigi e proclamano “senza alcun tentennamento” otto ore di sciopero unitario in tutti gli stabilimenti per il prossimo 23 novembre, giorno in cui si terrà l’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia, la holding che controlla il gruppo siderurgico. Il vertice “è andato malissimo anche rispetto alle minime aspettative che avevamo. Abbiamo ricevuto risposte talmente preoccupanti che ovviamente ci hanno lasciato con più dell’amaro in bocca”, ha riassunto il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella (video). Il governo infatti ha subordinato ogni decisione sul futuro dell’acciaio di Stato all’assemblea del 23, in cui si capirà se ArcelorMittal, la multinazionale franco-indiana socia di maggioranza della holding, intende investire ancora in Italia, dopo aver firmato l’11 settembre scorso un memorandum con il governo all’insaputa di Invitalia, il socio pubblico.
La delusione dei sindacati – Giovedì mattina i rappresentanti delle sigle hanno incontrato i capi di gabinetto dei ministeri interessati (Sud, Imprese e Lavoro) e quello della Presidenza del Consiglio. L’ultima riunione si era tenuta il 20 ottobre. I sindacati continuano a chiedere che lo Stato acquisisca la maggioranza del capitale di Acciaierie d’Italia (attualmente Invitalia è al 38% contro il 62% di Mittal) e chiedono chiarezza sul memorandum sottoscritto dal governo. “Siamo al punto finale“, avevano detto entrando a palazzo Chigi. All’uscita il pessimismo domina: “A oggi l’incertezza è fortissima ed è grave che dopo il memorandum oggi il governo non ci abbia detto a che stato è, e se esiste una trattativa e a che punto è. Si andrà a vedere nell’assemblea dei soci se i Mittal tirano fuori i soldi per ricapitalizzare lo stabilimento”, dichiara il segretario generale della Fim Cisl, Roberto Benaglia. Ma il governo, precisa, “ha garantito alcune cose che ci teniamo molto strette: ha garantito che non ci sarà fallimento e non ci sarà spegnimento dell’attività”.
Fiom: “Lavoratori ostaggio di Mittal” – “ArcelorMittal non può tenere in ostaggio i lavoratori degli stabilimenti di Acciaierie d’Italia, non può tenere in ostaggio il governo italiano e non può tenere in ostaggio i cittadini delle città dove ci sono gli stabilimenti”, attacca il leader della Fiom Cgil, Michele De Palma. “Il governo deve decidere se sta con i lavoratori o con una multinazionale che fino ad oggi non ha garantito la produzione, ha fatto cassa integrazione emesso a rischio la siderurgia, l’ambiente e la salute e sicurezza dei lavoratori. Il governo si deve assumere la responsabilità di dire basta di essere tiranneggiato dalla multinazionale”, incalza. “È ora che si faccia un negoziato vero, una contrattazione vera. Per questo noi crediamo lo sforzo ai lavoratori di scioperare, che non è facile in questa situazione, ma è l’unico strumento che abbiamo per provare a negoziare nei confronti dell’azienda”.
Usb: “Governo ricattato dalla multinazionale” – Durissima anche l’Usb: “Dal governo solo chiacchiere. Il tavolo per l’ennesima volta non ha visto la presenza di ministri. Una discussione pressoché inutile, perché non ha dato alcun elemento di concretezza e novità sul memorandum. Abbiamo ribadito che vogliamo conoscerne i contenuti, capirne il perimetro industriale e le garanzie. Ma su questo non è stato possibile sviluppare nessuna discussione né avere indiscrezione alcuna”, dichiarano Sasha Colautti e Francesco Rizzo dell’esecutivo nazionale. “L’unica cosa che il governo sta attendendo è che la multinazionale dica se vuole metterci i soldi. Clamoroso il punto a cui siamo. Il governo prende ordini dalla multinazionale e ne subisce i ricatti, ne è quindi suddito”.
Palazzo Chigi: “Escluse ipotesi di chiusura” – Nel pomeriggio il governo affida la propria ricostruzione dell’incontro a una nota asettica della Presidenza del Consiglio: il tavolo, “che sarà stabile e permanente, si è svolto in un clima franco ed è stato l’occasione per aggiornare i sindacati sugli avanzamenti che il governo sta portando avanti per affrontare le complesse questioni che caratterizzano da decenni l’impianto siderurgico di Taranto”. Per palazzo Chigi si tratta di un “confronto importante” nell’ambito della strategia in cui “l’acciaio italiano torna a essere protagonista e che mira a mettere nero su bianco le urgenze e gli impegni che devono essere assunti da tutte le parti”. Da parte propria l’esecutivo ha ribadito gli impegni assunti che “prevedono l’assoluta esclusione di ipotesi di chiusura o liquidazione dello stabilimento nonché della sospensione dell’attività”.