Non solo: c’è un filo rosso che collega Katy Skerl a Emanuela Orlandi
Una fascetta nei capelli, il pugno chiuso e addosso una salopette in jeans: quella foto, scattata in Piazza San Giovanni nel giugno del 1983, durante un comizio di Enrico Berlinguer, consegna il volto di Katy Skerl alla storia, spesso irrisolta, d’Italia. Il corpo della figlia di Peter Skerl, regista di avanguardia svedese trapiantato a Roma, fu ritrovato il 22 gennaio del 1984 in un vigneto, nelle campagne di Grottaferrata e ad oggi il suo è ancora un delitto irrisolto. Katy era stata strozzata con un filo di ferro e con la cinghia del suo borsone. Era stata vista, la sera prima, a una festa nel suo stesso quartiere, Montesacro Alto.
Poi c’è Elena Aubry, deceduta a bordo della sua moto nel maggio 2018 in un incidente in moto in via Ostiense, a causa di un asfalto assassino perché dissestato da radici di pini che hanno causato l’impatto fatale. Per la sua morte, ci sono stati sette rinvii a giudizio e una condanna per omicidio stradale in concorso. L’inizio del processo è fissato per il 9 luglio 2024. Cosa unisce i destini di due giovani vite spezzate, sebbene in decenni e circostanze completamente diverse?
Secondo la trasmissione “Chi l’ha visto”, potrebbe essere Marco Conocchia, indagato per diversi furti al Verano e su cui pende già una condanna a otto mesi con sospensione della pena. Dalla puntata andata in onda ieri su Rai Tre, è emerso che l’uomo potrebbe aver oltraggiato la tomba di Elena Aubry al Verano da cui avrebbe portato via l’urna e un diario, lasciando il loculo vuoto. Conocchia adesso è indagato per ricettazione e sottrazione di resti umani. Dopo la denuncia da parte della madre di Elena, è stato trovato aggirarsi nel cimitero monumentale di Roma con un cacciavite. I carabinieri hanno trovato nel suo appartamento un’urna – molto probabilmente quella della povera Elena – e una lapide sul letto ma anche le foto di 358 ragazze, tutte decedute giovani, alcune esposte in un altarino sopra al frigorifero, altre nei cassetti, altre nell’armadio. Un albo macabro ben assortito. Insieme al museo degli orrori c’era anche una mappa del Verano suddivisa in “zona Spartaco” e “uomo calvo”, appesa nel soggiorno. Due guardiani o altri ricettatori?
Conocchia, classe ’70, vive da solo nei pressi del Verano. Ha trascorso l’infanzia in un istituto di suore. Una vita segnata dalla solitudine. Unica passione oltre a questa macabra abitudine, il giardinaggio tant’è che sul suo diario aveva annotato le sue attività di cura delle piante insieme ai furti al cimitero. “Ho preso Elena”: c’è scritto su una pagina, fugando quasi ogni dubbio su chi abbia preso l’urna della Aubry. “È stato sconcertante girare l’angolo e non trovare mia figlia, l’ho persa due volte.” La madre presente ieri in studio, aveva presto segnalato alle autorità il furto. Da lì, gli inquirenti hanno scoperto che erano scomparse anche centinaia di foto dalle lapidi del cimitero di Roma. Negli appunti di Canocchia non si parla di Katy ma anche la sua tomba, nel 2022, è stata trafugata. Il furto fu segnalato da Marco Accetti, fotografo romano auto accusatosi di altre sparizioni tra cui quella di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori. Ieri, nel corso della puntata della trasmissione dedicata alle persone scomparse, è stata intervistata Laura Mattei, sua cugina. “Con lei e suo fratello Alex eravamo come fratelli. Katy era una ragazza impegnata più di quanto desse a vedere, sembrava più frivola di quanto fosse”, così ieri ha ricordato la cugina. Aveva un carattere forte nonostante fosse solo un adolescente Lei non sapeva come passare quel sabato pomeriggio, doveva riempire il tempo fino a raggiungere la sua amica a Lucio Sesto per poter dormire a casa sua, e partire il giorno dopo per una gita fuori Roma”.
Ciò che sappiamo è che quel 21 gennaio del 1984 alle 16,30 Katy va alla festa, ci sta un paio d’ore, va via prima, chiede di essere accompagnata alla fermata del bus sulla Nomentana per arrivare alla metro A: è già buio, ma va via da sola. Non arriverà mai a Lucio Sesto. “Era abituata ad andare in giro da sola ma quella volta chiese di essere accompagnata. Nel momento stesso in cui ho saputo ed ero lì in piedi a guardare fuori dalla finestra, sapevo che era morta. Mi è stato chiesto perché, non so dirlo, forse perché era un’assenza insolita”: ha dichiarato sua cugina Laura ieri. Katy fu ritrovata all’indomani in via Rocca di Papa, strangolata, vicino a un vigneto. “Se chi aveva avuto questa confidenza della sua tomba trafugata avesse fatto un controllo almeno esterno avrebbero constatato che qualcosa era davvero accaduto”. Laura nel 2021 ha chiesto la riapertura delle indagini e di controllare la tomba, e solo il 13 luglio del 2022 c’è stata l’amara scoperta del loculo vuoto, sette anni dopo la segnalazione di Accetti. “Un’operazione organizzata, una sola persona non può uscire dal cimitero con una bara per portarla chissà dove. Se qualcuno ha saputo o visto qualcosa ci aiuti a ritrovare la bara di Ketty”, ha concluso sua cugina. Un appello che si sovrappone alle indagini su Canocchia, che forse potrebbe sapere qualcosa anche su Katy. Un delitto avvenuto 40 anni fa ma ancora senza un colpevole.