Il 7 novembre 2023 a Milano nella Casa dei Diritti grazie all’associazione Agedo Milano ci siamo confrontate io, Eva Sassi Croce, attivista transfemminista radicale, e Monica Romano, attivista, consigliera e vicepresidente della commissione pari opportunità e diritti civili del Comune di Milano.
“Abbiamo fatto un bel dibattito su autodeterminazione, depatologizzazione, critica al pietismo che connota i percorsi di affermazione di genere, critica al binarismo e al gatekeeping – scrive Monica Romano sul suo account Facebook – Ci siamo spintə a parlare di cisgenerità come oggetto di decostruzione. Abbiamo volato alto, perché anche di questo c’è grande bisogno. Di teorizzazione, di cultura e di elaborazione politica. Non fermiamoci soltanto ai servizi, all'”accompagnamento” e ai diritti come gentile concessione delle istituzioni. Pensiamo, ragioniamo, elaboriamo! Invito esteso anche a chi fa divulgazione ed elaborazione sui social: lavoriamo collettivamente, perché da solə il cambiamento dura il tempo di un reel”.
È essenziale portare il discorso della transgenerità (questo termine italiano ci piace molto) su un livello diverso. È il pensiero critico sull’origine della transfobia il grande assente nel nostro paese. È molto facile pensare che la transfobia nulla abbia a che fare con il patriarcato e l’esplicita volontà di mantenere la norma dei privilegi. Ma la realtà è che le persone transgender creano un disturbo rendendo evidente quanto la vera ideologia sia quella che impone un mondo cis-eteronormativo che non esiste.
“Dobbiamo prendere consapevolezza che non avremo mai l’autodeterminazione senza la totale depatologizzazione delle nostre soggettività – afferma Eva Sassi Croce – Solo attraverso una nuova legge che riconosca a pieno il nostro diritto ad essere potremo ottenere totali diritti. Una legge, come già esiste in quei Paesi europei che tutelano tuttə i loro cittadinə, è la base fondamentale per iniziare quel cambiamento culturale in grado di eliminare da una parte l’odio nei nostri confronti, e dall’altra questa malsana idea di molte persone trans di sentirsi sbagliatə e da correggere”.
Troppo spesso le persone transgenere sono oggetto di discussioni e convegni portati avanti da persone cisgenere che affrontano la questione quasi per cercare il perché esista chi non si riconosce nel genere assegnato alla nascita. Ma la questione alla base del problema è esattamente opposta: perché esiste un mondo cisgenere che non sa come affrontare le diversità? Ammettere la validità di ogni esistenza vuol dire riconoscere la gabbia entro la quale si è rinchiusə e fuori dalla quale non si sa come muoversi nel mondo. Ma proprio su questa incapacità bisognerebbe riflettere e lavorare tuttə insieme per arrivare a una società come da ‘definizione’: un insieme di individui dotati di diversi livelli di autonomia, relazione e organizzazione che, variamente aggregandosi, interagiscono al fine di perseguire uno o più obiettivi comuni.