Mai e poi mai avrei immaginato che dopo 31 anni dalla strage di via D’Amelio, per tentare di scoprire la verità, si arrivasse a una diatriba tra i familiari del dottor Paolo Borsellino. Nel caso di specie tra i figli del dottor Borsellino e lo zio Salvatore. Mi spiace, ma non riesco davvero a concepire l’abnorme divisione d’intenti per raggiungere la verità sulla strage.

Registro con rammarico il proliferarsi di tifoserie per una o per l’altra tesi, prospettata nelle recenti audizioni nella Commissione Antimafia. Stiamo perdendo di vista il fine della ricerca della verità. Ahimè, urlare, offendere o la pretesa di essere i soli depositari di verità, non fa altro che danneggiare i necessari accertamenti. Immagino come i pseudo uomini d’onore al 41/bis e non, se la godono. È bene dire, che noi tutti siamo debitori verso i martiri di via D’Amelio, atteso che dopo 31 anni, ancora non siamo in grado di farli riposare in pace. E invero, siamo costretti ad assistere al tifo da parte di ultras, che non conoscono nemmeno l’abc del mondo mafioso.

Gli auditi nella Commissione Antimafia, ci hanno prospettato le loro convinzioni peraltro supportate da elementi fattuali e, quindi, smettiamola di parteggiare per una o per l’altra tesi, non è una “partita”, che vedrà un solo vincitore: dovrà vincere la verità e solo la verità. Ed è per questi motivi che esiste la Commissione Antimafia, che in simbiosi con la magistratura, è deputata di ricercare questa benedetta verità, sinora negata. A me interessa poco, se questa verità sarà raggiunta con la Commissione presieduta da Chiara Colosimo, non nutro nessun pregiudizio verso la presidente. E dirò di più, se i predecessori della Colosimo, non sono stati capaci di darci la verità, è ininfluente: ovviamente mi duolo per l’inefficienza dimostrata. Ma quel che conta è ora, è adesso che, le ultime audizioni possano farci giungere alla meta.

Pertanto, mi rivolgo a tutti e a me stesso, dicendo di smettere di vestire i panni di supporter con tifo da Curva Nord o Sud: non giova a nessuno. L’unico tifo che dobbiamo esercitare è spronare la Commissione Antimafia a svolgere bene il proprio lavoro e nel più breve tempo possibile. Non solo i familiari del magistrato Paolo Borsellino, di Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli. Agostino Catalano, Valter Eddie Cosina e lo stesso Antonino Vullo – l’unico sopravvissuto alla strage -, chiedono verità e giustizia, ma la chiede tutto il popolo italiano.

Durante la mia pregressa attività lavorativa nella Dia, ho assistito numerosi magistrati, soprattutto negli interrogatori e nell’espletamento delle deleghe, da Falcone, Borsellino, Pignatone, Aliquò, Lo Forte, Scarpinato, Ingroia, Natoli ed altri. Orbene, da tutti loro ho appreso, che quel che conta sono i fatti, che devono poi essere certificati nel processo.

Giova evidenziare, che a me non sono mai piaciuti teoremi o astruse ricostruzioni prive di fondamento. Giova rimarcare, che da quanto esplicitato dagli auditi, si evince che ci sarebbero stati omissioni, depistaggi, commistioni o filoni di indagini non sufficientemente espletate. Si fa riferimento quale movente e accelerazione della strage di via D’Amelio al rapporto cosiddetto Mafia e appalti, presentato alla Procura palermitana dai carabinieri e che sarebbe stato archiviato anzitempo dai magistrati. Tesi, ampiamente prospettata Fabio Trizzino, legale di Lucia, Fiammetta e Manfredi Borsellino. Parimenti, l’altra tesi, esposta da Salvatore Borsellino e dal legale Repici, escluderebbe come movente Mafia e appalti, ed anzi, evidenzia il coinvolgimento nella strage, di apparati dei servizi di sicurezza, della “falange armata”, e di alcuni elementi appartenenti all’estrema destra.

Nell’augurarmi che presto si arrivi alla verità, noi tutti dovremmo tacere e attendere il risultato del lavoro della Commissione Antimafia.

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