Mercoledì 8 novembre 2023, tra le 9.30 e le 10.30 in stazione Garibaldi a Milano, sulla banchina della metro in uscita dalla linea lilla (provenienza fermata Monumentale) prima della scala mobile è stata smarrita una fede nuziale con all’interno delle iniziali e una data, di parecchi anni fa. Un oggetto semplice e perfetto, un piccolo cerchio che racchiude una lunga storia d’amore iniziata negli anni ’40 del secolo scorso tra due adolescenti che sono cresciuti assieme: i miei genitori.

Una generazione che ha vissuto da bambini la seconda guerra mondiale, fatta degli attacchi aerei notturni di Pippo (bombardiere delle forze alleate che nella notte seminavano pillole di morte e distruzione sul nord Italia), ha sofferto le privazioni e la paura, proprio come accade in questi giorni in Europa e in Israele.

Una generazione che ha ricostruito l’Italia e vissuto il grande entusiasmo del benessere degli anni del boom. Una coppia che ha creato e cresciuto una famiglia soprattutto sulla forza del proprio sacrificio, del lavoro e delle cose veramente importanti. Nel rispetto reciproco ma anche del prossimo.

L’anello che ho perso evoca tutto questo. E’ il simbolo tangibile del loro e del mio amore.

Una fede nuziale che aveva vissuto vite precedenti ed era stata trasmessa da generazioni di donne nella nostra famiglia in segno di continuità e aderenza a valori ideali. Mia madre l’aveva donata a me, avendola lei, sua volta ricevuta, da sua madre. Era stata forgiata utilizzando piccoli gioielli di famiglia negli anni in cui le guerre toglievano tutto. E quel poco che rimane è doveva essere nascosto per non essere saccheggiato.

Questo piccolo cerchio d’oro matrimoniale era quindi un oggetto simbolo di un rito di passaggio fra generazioni. È anche memoria. Ricordi. E’ stato portato al dito per oltre mezzo secolo, ha assorbito il calore della pelle e del cuore; poi dal giorno in cui l’ho indossato ho sempre sentito come mi restituisse quanto aveva custodito e stretto.

Tutto ciò è accaduto fino a mercoledì. Ecco perché per me è importante ritrovarlo. Non è solo un oggetto, ma molto di più; è parte della mia storia, della mia famiglia, sono io.

Questa è la mia mail: e.reguitti@ilfattoquotidiano.it
Vi ringrazio.

[foto d’archivio]

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