Il Tribunale di Torino ha assolto “perché il fatto non sussiste” Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, e altri due esponenti del Carroccio imputati per concorso in falso nella presentazione nelle liste elettorali per le comunali di Moncalieri del settembre 2020. La vicenda riguarda la cancellazione del nome di Stefano Zacà, un ex di Forza Italia appena approdato al partito di Matteo Salvini, dall’elenco di candidati su cui erano state raccolte già 76 firme. L’indagine era stata aperta dopo un esposto dei Radicali. La Procura aveva chiesto otto mesi di carcere. Oltre a lui erano imputati e sono stati assolti il segretario provinciale leghista Alessandro Benvenuto, deputato nella scorsa legislatura, e Fabrizio Bruno, all’epoca delegato del partito al deposito delle liste, indicato come autore materiale del falso.

Nella requisitoria il pm Gianfranco Colace ha ricordato che la decisione di cancellare il nome di Zacà era stata presa per “non fare uno sgarbo” a Paolo Zangrillo, esponente di Forza Italia e residente a Moncalieri, oggi ministro della Pubblica amministrazione. “Questo politicamente è comprensibile, ma la modalità scelta è contraria alla legge”, ha argomentato il magistrato. “Un intervento sulla lista può farlo solo la commissione elettorale e mai per ragioni di opportunità politica, ma solo per irregolarità nella procedura. La soluzione doveva essere ripetere la raccolta delle firme, anche se il tempo rimasto era poco. Così, invece, è stato alterato un atto“. Il pm ha ricordato in ogni caso che la pena chiesta per Molinari era quella minima prevista dalla legge.

Per il difensore di Molinari Luca Gastini, invece, “il reato non esiste“: “La barratura sul nome di Zacà”, ha sostenuto in aula, “non contava nulla. Era soltanto la modalità operativa con cui si era resa più chiara la situazione: quel candidato non c’era, gli altri 23 sì. Di Zacà mancavano l’accettazione e il curriculum, erano i due documenti indispensabili. Senza la barratura non sarebbe cambiato. Il falso quindi è totalmente irrilevante”. A dimostrarlo, secondo l’avvocato, anche il fatto che “tutti gli organi che si sono occupati di questa vicenda” (Tar, Consiglio di Stato e commissioni elettorali) non abbiano “mai evidenziato profili di rilevanza penale”. Gastini ha anche consegnato al giudice, Paolo Gallo, un parere chiesto (senza riferimenti specifici alla vicenda) alla Direzione centrale servizi elettorali del Ministero dell’Interno.

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