di Antonio Andolfi
Venerdì 20 ottobre si è aperta all’Urban Center la prima giornata per il decennale dell’Associazione Accoglierete, titolo: “Accoglienza e inclusione: una sfida possibile”. A questa è seguita sabato 21 il secondo incontro.
Accoglierete è nata dieci anni fa dalla volontà di persone di diventare tutori legali volontari di minori extracomunitari, una decisione motivata dall’arrivo sulle nostre coste di centinaia di minorenni provenienti da Paesi dell’Africa e dell’Asia che giungevano in uno stato di grande smarrimento. Portati nei centri di prima accoglienza, all’arrivo veniva dato loro un numero: non erano più persone, proprio come nei campi nazisti. Troppi mesi erano passati dalla partenza all’arrivo in Sicilia e quel lungo viaggio era stato costellato da sopraffazioni, violenze, pericoli, con la detenzione in carceri libiche; infine l’imbarco su barconi poco adatti e il dramma della traversata, forse la prova più pesante e dolorosa vissuto con tanta paura e incertezza: l’ultimo passo che li portava a diventare maturi giocoforza.
Ricordi che in quei minorenni non si sarebbero mai più cancellati. Giorni in cui il loro cuore batteva alla vista di quell’enorme distesa d’acqua che poteva scatenarsi e facilmente portare all’affondamento di quei fragili battelli; inermi nell’osservare la morte di compagni di viaggio e dei loro corpi buttati con indifferenza in mare dagli scafisti, perché divenuti solo merce che appesantiva la barca. E ancora, come dimenticare la violenza su donne e ragazze, i lamenti di persone picchiate, altre con ferite aperte che si lamentavano, poca acqua, poco cibo. Nulla la possibilità di reagire, perché gli scafisti rappresentavano gli unici a cui affidarsi, pena la perdita della vita. In quello stato psicofisico quei minori giungevano così sulla nostra terra. Per cui dopo l’uscita dai centri di prima accoglienza il trovarsi davanti una persona, il tutore volontario, che gli parlava in tutt’altra maniera, che a volte lo portava a casa propria dandogli da mangiare del buon cibo, ridandogli dignità e rispetto, cercando di lenire le sue ferite psicologiche, era visto in un primo momento con diffidenza, con un misto di paura e speranza. Poi, abbandonando l’oscurità vissuta, quei giovani davano fiducia al tutore, di cui stupiva la gratuità del fare, e guardavano avanti verso un mondo migliore.
Quel gruppo di tutori volontari rappresentava il solo punto di riferimento per loro nella nuova società. A quell’unico viso amico in un mondo ancora ostile per lingua e cultura s’aggrappavano e ritornavano a sorridere. Dall’altra parte era grande la felicità per i tutori di Accoglierete nel far ricomparire in quei ragazzi la speranza per un nuovo avvenire. L’idea di fondare l’Associazione venne da alcune persone sensibili, pronti anche a una necessaria preparazione culturale e psicologica per calarsi nel ruolo di tutore legale volontario spesso in difficoltà nel rapportarsi con le istituzioni preposte (Questura, Tribunale dei minori di Catania). L’essere così motivati catalizzò anche famiglie che accolsero le proposte di accogliere minori extracomunitari, aiutandoli nel cammino d’inclusione.
Grazie alle tante iniziative l’associazione, la prima di questo genere in Italia, è diventata un faro a livello nazionale. Oggi, Accoglierete possiede una pregnante storia, ricca di tanti episodi. Sono tanti i minorenni d’allora che hanno raggiunto l’istruzione universitaria. Altri hanno trovato un dignitoso lavoro e tanti via in regioni d’Italia e d’Europa, spesso rimanendo in contatto con i propri tutori.
Si è voluto in queste giornate porre l’attenzione sulle nuove sfide esponendo un’analisi sui problemi dell’immigrazione e riaffermando la volontà di continuare nello scopo, sfidando le nuove leggi più stringenti. Un intervento coinvolgente per la carica umana che lo contraddistingue è stato quello di Pietro Bartolo, europarlamentare, già medico di Lampedusa.