Sono “almeno nove” le coltellate sferrate da Alessandro Impagnatiello a Giulia Tramontano “quando era ancora viva”. È questa la tesi della procura di Milano nei confronti del barman, basata su una perizia citata nella richiesta di giudizio immediato accolta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano. Un dettaglio che rafforza la contestazione dell’aggravante della crudeltà nei confronti dell’uomo, arrestato e poi accusatosi per l’omicidio della compagna nella loro abitazione di Senago, nel Milanese, lo scorso 27 maggio.

Impagnatiello – che comparirà davanti alla Corte d’Assise di Milano presieduta dalla giudice Antonella Bertoja per l’inizio del processo il prossimo 18 gennaio con il rischio di essere condannato all’ergastolo – punta a chiedere una perizia psichiatrica. L’avvocata Giulia Geradini, che assiste il 30enne assieme alla collega Samanta Barbaglia, si sta muovendo e sta valutando di presentare una richiesta di perizia psichiatrica per valutare la capacità di intendere e volere del giovane al momento dei fatti. Istanza che potrebbe far leva su consulenze difensive portate avanti in questi mesi. L’ex barman è accusato dalla procuratrice aggiunta di Milano Letizia Mannella e dalla pm Alessia Menegazzo di omicidio pluriaggravato dai futili motivi, l’averlo commesso con crudeltà, con premeditazione e nei confronti della convivente, occultamento di cadavere e interruzione di gravidanza non volontaria.

I legali dell’imputato stanno anche valutando un eventuale percorso di giustizia riparativa, previsto, come da riforma Cartabia, per tutti i condannati. “Non parliamo ora di giustizia riparativa, però, deve ancora iniziare il processo”, spiega l’avvocata Geradini. La difesa chiarisce che la giustizia riparativa – forma di risoluzione del conflitto e riparazione del danno con programmi di mediazione, del tutto sganciata dal procedimento penale e a cui le parti offese non devono necessariamente partecipare – è una possibilità per tutti i condannati. Tanto che il gip di Milano Angela Minerva nel decretare il giudizio immediato con formula standard, ha indicato, come previsto, questa “facoltà”. La difesa, come chiarito, valuterà pure questa possibilità e semmai ne farà richiesta ai giudici della Corte d’Assise o più avanti ancora nel corso del procedimento.

Come si legge negli atti, il 30enne avrebbe cercato on line “già a partire dal dicembre 2022” gli “effetti del veleno per topi sull’uomo” e avrebbe fatto “ingerire per alcuni mesi all’inconsapevole vittima del bromandiolone”, un “potente” topicida, “intensificandone la somministrazione a partire dal marzo” scorso, in un “quantitativo tale da raggiungere anche il feto”. Prima che rientrasse Tramontano quella sera del 27 maggio, poi, avrebbe cercato su internet “ceramica bruciata vasca da bagno”. Nella vasca, infatti, tentò di bruciare il corpo, dopo aver aggredito la donna alle spalle “al collo, al dorso e al viso con 37 coltellate, di cui almeno 9 sferrate quando la vittima era ancora viva”.

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