Investimenti milionari (in parte coperti dai soldi dei contribuenti), mesi e mesi di lavoro tra uffici e ghiacciaio, una campagna di comunicazione dai toni trionfalistici che va avanti da quasi due anni, la politica (quasi) tutta schierata a favore del progetto. Ma niente di tutto ciò è bastato per piegare la natura che, alla fine, ha presentato il conto agli organizzatori: cancellate le due discese libere maschili a Zermatt-Cervinia, la prima – nuova – gara transfrontaliera, quella che presenta l’altitudine maggiore di tutto il Circo bianco e per la quale si è dovuto triturare parte di un ghiacciaio già provato dai cambiamenti climatici pur di costruire l’inedita pista, la Gran Becca.
Nel 2022, l’anno del debutto, era stata la siccità a fermare lo Speed Opening. A fare il giro del mondo, in quell’occasione, furono le immagini dei cannoni che sparavano neve artificiale in quota quando più a valle i paesi di montagna erano senz’acqua. Quest’anno a scandalizzare sono stati gli scatti del fotografo svizzero Sébastien Anex, che ha catturato le ruspe, oltre i 3mila metri, mentre scavavano e spostavano parte del ghiacciaio. Così a metà ottobre la Commissione cantonale delle costruzioni (CCC) del Canton Vallese ha ordinato lo stop dei lavori, sul lato svizzero, e ha aperto un procedimento giudiziario. Lo stesso ha fatto la Procura della Repubblica di Aosta, con un fascicolo modello 45 (per fatti che, al momento, non costituiscono reato) per fare chiarezza su ciò che è accaduto in territorio italiano. Ma la Fis (Federazione internazionale sci e snowboard) ha tirato dritto, e ha tentato in ogni modo di far disputare le due gare. Finché, come detto, la natura si è ripresa i propri spazi: vento e precipitazioni nevose hanno costretto gli organizzatori a cancellare prima i due test (giovedì e venerdì) degli atleti – che si buttano giù da una pista, totalmente inedita, a 120 chilometri orari – poi le due gare.
Le polemiche vanno avanti da settimane. Tra gli esperti di montagna e gli appassionati di sci c’è stata – e c’è – grande contrarietà nei confronti dell’evento, segno che la sensibilità delle persone, rispetto al passato, è cambiata. Alle voci di glaciologi e associazioni ambientaliste si sono aggiunte – fatto abbastanza inusuale – quelle degli atleti: il campione francese Alexis Pinturault, per esempio, ha definito la gara “dal punto di vista ecologico, senza senso”. E già a inizio novembre ha comunicato che non vi avrebbe partecipato. Prima della definitiva cancellazione di oggi l’Austria – la nazione del Circo bianco con più peso politico – ha mandato due atleti di punta – Marco Schwarz e Johannes Strolz – ad allenarsi altrove.
Tradizionalmente le prime gare di discesa libera in calendario hanno preso il via nel Nord America – Lake Louise e Beaver Creek – dove le condizioni naturali e atmosferiche permettono un regolare svolgimento delle competizioni (sui social, in questi giorni, tanti appassionati con ironia hanno scritto: “A Lake Louise c’è il sole e la neve è perfetta”) Ma la Fis, a caccia di sponsor, e dunque mossa unicamente da interessi economici, ha scelto di creare, dal nulla, le gare a Zermatt-Cervinia. Area in cui, storicamente, a novembre nevica e tira forte vento (capita non di rado in questo periodo che gli impianti di risalita restino chiusi). L’anno scorso il multimiliardario svedese-britannico Joahn Eliasch, a capo della Fis, dopo l’annullamento dovuto alla siccità, ha avuto la geniale idea di spostare in avanti di due settimane le gare in programma quest’autunno. È stato accontentato, la neve è arrivata. Ora c’è attesa per le due gare di discesa libera femminile, in programma il prossimo fine settimana. È presto per dirlo, ma c’è già chi prevede altre perturbazioni. Sia come sia, mai come in questo caso viene in mente il noto proverbio: errare è umano, perseverare…
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