“Il prezzo dell’operazione militare è sproporzionato e per Israele è un errore strategico“. Parola di Melvin Schlein, padre di Elly, segretaria del Partito democratico. Professore di Scienze politiche alla Franklin University di Lugano, oggi in pensione, Schlein ha 84 anni e vive ad Agno, un piccolo comune del canton Ticino a una ventina di chilomentri da Varese. È da casa sua, una villetta a schiera, che il padre della segretaria del Pd ha rilasciato un’intervista a La Domenica, supplemento settimanale del Corriere del Ticino. “Abbiamo sempre parlato molto di politica, forse questo spiega i percorsi seguiti dalle nostre figlie”, racconta il professore, che è pure padre di Susanna Schlein, consigliera dell’ambasciata italiana ad Atene, obiettivo di un attentato anarchico nel dicembre scorso.
Ebreo askenazita – “ma non sono particolarmente osservante, non lo sono mai stato” – Schlein spiega che in famiglia le origini non sono particolarmente sentite: “Non hai mai raccontato niente, Mel”, sorride. “Ma nessuno mi ha mai fatto molte domande”. Il professore è nato e cresciuto nel New Jersey, negli Stati Uniti, dove si trasferiono i suoi genitori nel 1913, in fuga dall’Impero Austro Ungarico. “Eravamo poverissimi, altro che stereotipi”, racconta, ricordando di essere stato vittima di antisemitismo nello stesso periodo in cui i suoi zii e i suoi cugini rimasti a Leopoli (città ucraina che era polacca prima del 1945) venivano uccisi nei campi di concentramento dai nazisti. “Una volta mi riempirono di lividi. Come molti ebrei ho scoperto di esserlo in questo modo: io non lo sapevo, me lo hanno insegnato gli altri”, continua il professore. Che ricorda come nel sobborgo, dove i suoi avevano un negozietto di vestiti, le persone arrivate dall’Europa “portarono con sé i pregiudizi e i conflitti da cui i miei genitori erano fortunatamente scappati in tempo”. In seguito Schlein sarà sostenitore del movimento sionista, per il quale ha anche raccolto offerte nel New Jersey: “Sognavamo un paese democratico e aperto, in buoni rapporti con i vicini, una casa per un popolo in fuga dagli orrori dell’Olocausto che avevamo da poco scoperto”. E nei primi anni dello Stato d’Israele andrà a lavorare come volontario nel kibbutz di Nahal Oz, a pochi chilometri da Gaza: “La situazione al confine con la Striscia non è mai stata semplice. Anche negli anni ‘60 dormivamo con il mitra sotto il letto”.
Schlein racconta di aver vissuto con “orrore e grande preoccupazione” l’attacco di Hamas, soprattutto per parenti e amici che vivono in Israele: “Ne ho diversi”, dice il professore, che è abbastanza pessimista sul futuro. “Non è la prima volta che assistiamo a un esacerbarsi del conflitto, spesso a seguito di fasi di distensione come quella inaugurata dagli accordi di Abramo, e devo dire che non sono molto ottimista sulle prospettive di risoluzione”. Poi critica Benjamin Netanyahu e le politiche israeliane: “Elly ha invocato con forza la tregua umanitaria. Non ci vuole un esperto per capire che una decina di comandanti di Hamas uccisi non valgono migliaia di vittime civili, il prezzo dell’operazione militare è sproporzionato e per Israele è un errore strategico“. E anche se ci “sono voci pacifiste in Israele e anche a Gaza” oggi “sono diventate una minoranza silenziosa: ma io voglio credere che quello spirito e quel dialogo, che a lungo si è costruito, non siano morti tra le urla degli opposti estremismi. Almeno lo spero”. Il professor Schlein non sembra d’accordo con la figlia sulla soluzione dei due Stati. “Tutti parlano della soluzione dei due Stati. Anche Elly, ma io le ho detto: ci credo poco. Implicherebbe una strutturazione delle relazioni e un riconoscimento istituzionale che una parte della società araba non può accettare”.
A preoccupare il padre della segretaria del Pd pure le manifestazioni antisemite. “Anche questa purtroppo non è una novità, ma la frequenza degli episodi e i numeri che arrivano ad esempio dalla Francia fanno impressione”, dice. A chi accusa il Pd di essere stato meno convinto nel prendere le distanze da Hamas rispetto agli altri partiti socialisti in Ue, il padre della segretaria replica: “C’è stata e c’è una ferma condanna” anche se “una certa parte della sinistra” a causa di posizioni post-colonialiste “purtroppo ha finito per unirsi alle file dell’antisemitismo storico, quello di destra che è sempre lì, non se n’è certo andato. È un male che ci portiamo dietro, sempre pronto a risvegliarsi e ora ha trovato nuova forza”.