Economia

Tom Mockridge (Virgin Fibra): “La vendita della rete telecom è un grande affare per l’Italia. Le nozze tv-telefonia? Non funzionano”

“Un grande affare per l’Italia”. L’amministratore delegato di Virgin Fibra, Tom Mockridge, definisce così l’accordo per la vendita della rete Tim al fondo americano Kkr che è stato raggiunto lo scorso weekend, dopo anni di false partenze. “Attira miliardi di euro di investimenti da parte di uno dei più grandi ed esperti investitori del mondo – argomenta l’ex numero uno di Sky Italia, anche se le cifre sull’operazione che sono circolate fino ad ora ridimensionano l’investimento degli americani -. Credo inoltre sia un’ottima opportunità per i cittadini e le imprese italiane, perché contribuirà alla diffusione della fibra ottica a domicilio (FTTH), fondamentale per lo sviluppo di opportunità economiche”. Non solo. Secondo Mockridge l’accordo dovrebbe essere positivo per Telecom Italia, perché “consente all’azienda di seguire la tendenza emergente a livello internazionale, che vede le grandi telecomunicazioni storiche riorganizzarsi in modo focalizzato sul cliente e lasciare ad altri investitori a lungo termine il compito di costruire le reti. E tutti questi aspetti sono positivi anche per Virgin Fibra e per la nostra nicchia di mercato, che consiste nel fornire solo FTTH a condizioni semplici e trasparenti per i clienti”.

Del resto il manager neozelandese è un grande fan dell’infrastruttura italiana. “Ne ho sentito parlare per anni e ora succede. La costruzione della rete in fibra è stata un’operazione di grandissimo successo per l’Italia. È iniziata con Open Fiber su impulso del governo Renzi. Poi Open Fiber e Cassa Depositi e Prestiti hanno attratto il fondo Macquarie, che ha investito miliardi nella costruzione della rete – è la sua ricostruzione dei fatti – Quindi anche Tim ha capito che avrebbe dovuto avere la fibra, così ha iniziato gli investimenti in Fiber Cop ed è arrivata Kkr, che probabilmente è la più grande compagnia d’investimento del mondo. In più ci sono i fondi del Pnrr. Così l’Italia ha fatto crescere la sua rete in fibra molto più velocemente della Germania e della Gran Bretagna, è una grande storia di successo. È la prima volta in più di cento anni che c’è una nuova infrastruttura telefonica che cresce negli uffici e nelle case. Il rame di fine ‘800 ha fatto un grande lavoro, ma ora si cambia con la fibra che ha una capacità di connessione migliaia di volte superiore e ogni strada, ogni paese, ogni casa devono essere raggiunti velocemente. Per gli standard europei l’Italia ha operato bene, con grande qualità e velocemente”.

Niente che possa essere offuscato dallo scontro in seno all’azionariato di Tim? “Un conto è la storia tra gli azionisti che è complicata, un conto è la posizione e la presenza sul mercato di una società come Tim che è di tutto rispetto. Gli azionisti possono cambiare, ma questo non cambia la storia di rilievo di un grande investimento in una nuova infrastruttura di telecomunicazione, finanziata principalmente con capitali stranieri e dell’Unione europea”, è la replica. Acqua sul fuoco, infine, sul potenziale binomio telefonia-tv, vagheggiato nei primi anni duemila e, nel caso italiano, spesso ventilato anche per via della presenza (ingombrante) di Vincent Bolloré, uomo dei media, in testa all’azionariato di Tim.

“Se guardo agli ultimi trent’anni, anche nella mia personale esperienza, c’è una lunga storia di compagnie telefoniche che puntano alle televisioni, ma molto raramente ne é nata una storia di successo. Il business della telefonia innanzitutto deve essere forte con i suoi clienti e offrire loro un servizio telefonico di qualità, prima di metterci sopra lo zuccherino della tv. Molte compagnie telefoniche in Italia hanno una scarsa reputazione presso i loro clienti, perché per esempio mettono delle clausole vessatorie per chi cerca di cambiare operatore e quindi se il servizio non è buono e cerchi di andartene devi superare un percorso a ostacoli. È un settore che farebbe meglio a occuparsi del proprio business invece di guardare fuori: se il tuo prodotto core non è buono perché non hai buon segnale o non sei molto customer-friendly, il fatto che tu offra dei programmi tv ai tuoi clienti non funziona”.

Aggiornato dall’autore il 13 novembre 2023