La crescita economica italiana di quest’anno non andrà oltre un + 0,7% secondo Banca d’Italia che conferma quanto già detto e allineandosi all’ ultima revisione del Fondo monetario internazionale. Il dato è lievemente inferiore alla cifra (+ 0,8%) su cui il governo ha impostato la legge di bilancio per il 2024. “Gli indicatori ad alta frequenza, pur fornendo un quadro ancora largamente incompleto, suggeriscono che l’attività economica rimane debole nel trimestre“, afferma il vice capo dipartimento Economia e Statistica di Bankitalia Andrea Brandolini in audizione sulla manovra, confermando la previsione di crescita per quest’anno allo 0,7%”. Il quadro macro delineato nella Nadef (il documento del ministero dell’Economia che contiene le cifre su economia e finanza pubblica e su cui viene impostata la manovra), ha proseguito, “è nel complesso coerente”, pur se “più difficile da conseguire” in un contesto di “elevata incertezza” con significativi rischi al ribasso dovuti al conflitto in Medio Oriente e all’irrigidimento delle condizioni di finanziamento.
“Nelle nostre valutazioni le misure espansive” della manovra “ammonterebbero a 7 miliardi nel 2023, 34,7 nel 2024, 20,9 nel 2025 e 17,8 nel 2026; le coperture sarebbero pari a 3,9 miliardi nell’anno in corso, 19,0 nel 2024, 16,3 nel 2025 e 21,6 nel 2026″, ha spiegato Brandolini specificando che “Concorrono alla definizione della manovra complessiva, oltre al disegno di legge di bilancio, anche gli interventi contenuti nel dl” Anticipi “e nei due schemi di decreto legislativo attuativi della delega sulla riforma fiscale deliberati in via preliminare dal Consiglio dei ministri lo scorso 16 ottobre”.
“La decisione di attuare una manovra espansiva, associata a un piano di privatizzazioni, implica che il rapporto tra il debito pubblico e il Pil scenda solo marginalmente nel prossimo triennio. L’elevato livello del rapporto è un elemento di vulnerabilità per il Paese; riduce gli spazi di manovra per fronteggiare eventuali shock avversi e alza il costo del debito anche per i prenditori privati, con effetti negativi sulla competitività dell’intera economia italiana”. Sempre secondo Bankitalia “Le modifiche alle aliquote contributive e all’Irpef comporterebbero un incremento del reddito disponibile familiare rispetto alla legislazione vigente dell’1,5% in media nel 2024 (circa 600 euro annui)”, afferma ancora Brandolini notando poi che “Quasi tre famiglie su quattro ne trarrebbero benefici; gli altri nuclei non subirebbero variazioni significative di reddito”. In particolare, rimarca via Nazionale, “Lo sgravio contributivo, la voce che assorbe più risorse nell’attuale manovra, ha natura transitoria, come nello scorso biennio, con un impatto limitato al prossimo anno. Per evitare di dover ricorrere tra un anno a bruschi aumenti delle aliquote contributive o a nuovi scostamenti di bilancio, sembra opportuno definire nei prossimi mesi l’orientamento per il medio termine”,
Sulle privatizzazioni “è un obiettivo difficile da raggiungere. Non è specificato” nella manovra e nemmeno nella Nadef. “Tipicamente abbiamo fatto poche privatizzazioni in Italia rispetto a quello che intendevamo fare. Quindi questo è ambizioso e vedremo come potranno essere realizzate e quali saranno i beni soggetti a privatizzazione”, riflette infine Brandolini.