Le cure palliative sono necessarie per quasi 600mila persone l’anno e nell’84% dei decessi, ma la copertura ad oggi risulta ancora insufficiente: secondo i dati del Ministero della Salute, infatti, solo una persona su 3 riesce ad accedere al servizio sanitario di cura palliativa, nei casi di malati oncologici. E non è un dato che riguarda solo la popolazione anziana: tra i minori solo il 15% di chi ne ha bisogno, cioè circa 30mila persone, le ottiene. È quanto ha rilevato Salutequità che, attraverso il suo Osservatorio, anche alla luce della vicenda di Indi, vuole riportare l’attenzione sul tema della difficoltà per molti malati in Italia di accedere alle cure palliative.

Tutte le Regioni avrebbero dovuto realizzare la Rete di cure palliative, secondo quanto previsto dalla legge 38 del 2010, ma a distanza di 13 anni due regioni a dicembre 2021, secondo le rilevazioni dell’Agenas, Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, non l’avevano ancora nemmeno istituita: si tratta di Abruzzo e Marche. Tutte le reti esistenti dichiarano di prendere in carico pazienti oncologici e non oncologici; ma 14 non hanno attivato la procedura di accreditamento.

La Corte dei Conti aveva sottolinea già nel 2021 (ultimi dati disponibili) come fosse “ancora fortemente insufficiente l’assistenza prestata ai malati di tumore attraverso la rete delle cure palliative: appena 5 Regioni, tutte del Centro-Nord, sono state in grado di garantire un livello adeguato; tra le Regioni meridionali solo la Puglia, con una percentuale del 34,3 si avvicina alla soglia minima richiesta (35%)”. E la situazione è sensibilmente peggiore per le cure palliative pediatriche, che non risultava istituita in ben otto Regioni: Abruzzo, Calabria, Lazio, Marche, Puglia, Sardegna, Umbria, Valle d’Aosta.

La terapia del dolore, invece, non è monitorata nel Nuovo Sistema di Garanzia dei Lea – livelli essenziali di assistenza – e in assenza di dati istituzionali, viene in soccorso il censimento SIAARTI, la Società scientifica degli anestesisti e rianimatori, che nel 2021 ha rilevato 305 centri di terapia del dolore non oncologico, anch’essi collocati in modo eterogeneo sul territorio: 164 al Nord, 64 al Centro e 77 al Sud.

Le regioni nelle quali l’uso dei farmaci contro il dolore (dosi per mille abitanti al giorno) è superiore alla media nazionale sono infatti quasi tutte al Nord: Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Emilia Romagna, Toscana. Le regioni in cui l’uso è notevolmente al di sotto, tra 5,4 e 5,8 Ddd, sono Calabria, Campania, Molise, Sicilia. Colpisce anche che, di fronte ad un dolore cronico, metà dei pazienti sia stato trattato per meno di 2 settimane e oltre un terzo (34%) abbia ricevuto un’unica prescrizione nel corso dell’anno; le regioni del Sud riportano i livelli più alti di utilizzatori sporadici (37,8%).

“I dati sulle cure palliative pediatriche – commenta Tonino Aceti, presidente di Salutequità – sono irricevibili per un servizio sanitario nazionale che dichiara di mettere al centro l’umanizzazione dell’assistenza. Su un fatto così grave, dopo l’acquisizione del dato ci aspettiamo interventi concreti e risolutivi in tempi brevi, perché quelle famiglie tempo da perdere non ne hanno”.

Stando a stime europee, ha poi spiegato Aceti, più della metà di chi ha bisogno di cure palliative è affetto da patologie croniche degenerative non oncologiche (dalle malattie cardiovascolari al Parkinson), e ad oggi questi pazienti non sono oggetto di valutazione nel nuovo sistema di garanzia dei Livelli essenziali di assistenza: in altre parole non è parametro di valutazione delle performance delle Regioni nella loro capacità di garantire i Lea.

Da qui le 5 proposte di Salutequità: 1. Garantire accountability, facendo il punto aggiornato sulla Legge sia sulle cure palliative, sia sulla terapia del dolore, in vista del raggiungimento del 90% nel 2028 di cure palliative previste nella legge di Bilancio 2023; 2. Adeguare l’offerta assistenziale in termini quantitativi delle cure palliative in età adulta e pediatrica e annullare le differenze Nord-Sud e intraregionali; 3. Aggiornare gli indicatori Lea del nuovo sistema di garanzia inserendo anche la capacità di assicurare cure palliative e terapia del dolore ai pazienti cronici non oncologici; 4. Misurare l’assistenza in termini non solo quantitativi, ma anche qualitativi; 5. Garantire che il personale che opera tanto in cure palliative quanto in terapia del dolore abbia sempre una formazione adeguata e specialistica.

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