Il commissario Ue al Lavoro Nicolas Schmit invita l’Italia ad adottare un salario minimo. In un”intervista rilasciata al quotidiano La Stampa Schmit spiega che “La direttiva Ue non dice che i Paesi che hanno un elevato livello di contrattazione collettiva (come nel caso dell’Italia, ndr) non devono introdurre il salario minimo. È vero, ci sono paesi come l’Austria o la Svezia che non ne hanno bisogno. Ma l’Italia è un caso particolare perché ha un tasso di copertura della contrattazione collettiva, ma al tempo stesso presenta settori interi con stipendi molto bassi. E dunque la questione si pone”. L’ampia copertura della contrattazione collettiva è una delle ragioni che hanno indotto il gruppo di lavoro guidato dal presidente del Cnel Renato Brunetta a suggerire al governo di non adottare un salario minimo.

Il commissario al Lavoro ricorda come l’obiettivo della direttiva sia quello di “assicurare salari decenti e adeguati al costo della vita”. Una condizione che già prima in Italia non era così frequente ora lo sta diventando sempre di meno per effetto dell’erosione del potere di acquisto dei salari legata all’inflazione ed ai mancati rinnovi. Secondo alcune stime il valore reale dei salari si è ridotto negli ultimi anni di un quinto.

Schmit ricorda quindi che “I livelli bassi dei salari disincentivano le persone a lavorare o le spingono a farlo in nero. Un salario minimo potrebbe essere un elemento positivo per contrastare questa dinamica – sottolinea il commissario europeo – perché fornirebbe un incentivo a entrare nel mercato occupazionale. Inoltre, l’Italia soffre di un altro problema: la fuga dei giovani che hanno deciso di lasciare il Paese”. Secondo Schmit, avere un salario minimo decente ed adeguato potrebbe incitare molti giovani a restare: “Si tratta di un dibattito che deve essere affrontato in maniera molto seria”. Tra i possibili benefici di un salario minimo c’è anche quello di far sì che le imprese non si adagino su un basso costo del lavoro ma cerchino di incrementare la loro competitività investendo e migliorando i processi produttivi o spostandosi su prodotti a maggior valore aggiunto, con beneficio per tutta l’economia.

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