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Suburraeterna, “abbiamo voluto raccontare meglio la cultura romanì. La parola ‘zingaro’ la consideriamo un insulto”: parla Gennaro Spinelli

31 anni e 25 di carriera come violinista (tra i migliori al mondo a suonare il violino rom), è presidente dell’Unione delle Comunità romanes Italiane (UCRI). Quando De Laurentiis lo chiama non ci crede: “È uno scherzo”, dice. Poi arriva l’invito alla Cattleya, la casa di produzione cui si appoggia Netflix per Suburraeterna. La cosa si fa seria, per lo spin-off di Suburra c’è bisogno di un occhio interno alla comunità Rom

di Enrico Mascilli

I fan di Suburra non devono temere: in Suburraeterna si vedranno volti conosciuti (anche dei personaggi morti in Suburra) e saranno chiariti i punti oscuri del passato dei protagonisti della serie sulla malavita Romana che ha fatto scalpore in questi anni. Con una marcia in più: si passa da una guerra tra bande alla guerra per prendersi Roma intera. Parola di Gennaro Spinelli, nuovo acquisto della produzione in qualità di consulente. Un po’ come Filippo Timi per il Medical Dimension di Boris, ma stavolta ha funzionato, anche grazie alla voglia di mettersi in gioco dei registi Ciro D’Emilio e Alessandro Tonda. È settembre 2022 quando arriva una chiamata dalla produzione De Laurentiis: lo vogliono nello staff di Suburraeterna in quanto esperto della cultura romanì, al centro della serie. “Ed eccomi a fare il consulente, ma diciamo che col mio gruppo coordiniamo gli attori, le musiche e i testi”.

Gennaro Spinelli, 31 anni e 25 di carriera come violinista (tra i migliori al mondo a suonare il violino rom), infatti è presidente dell’Unione delle Comunità romanes Italiane (UCRI). Quando De Laurentiis lo chiama non ci crede: “È uno scherzo”, dice. Poi arriva l’invito alla Cattleya, la casa di produzione cui si appoggia Netflix per Suburraeterna. La cosa si fa seria, per lo spin-off di Suburra c’è bisogno di un occhio interno alla comunità Rom.

“C’erano alcune cose che non andavano bene in Suburra, e devo dire che i cambiamenti sono stati accolti. Abbiamo lavorato sui termini, ad esempio la parola ‘zingaro’, che consideriamo un insulto e in Suburra veniva usata sempre come sinonimo di rom, in Suburraeterna appare solo due volte – spiega – La struttura della serie è la stessa insomma: al centro c’è l’azione, ma proviamo a fare azione parlando di elementi culturali”. Suburraeterna sarà quindi un più che degno spin-off: trame intricate, segreti e morti, tanta Ostia ma (per i fan) anche tanta Suburra. “Ci saranno dei flashback in cui si caratterizzano meglio i protagonisti della serie, si tratta di episodi antecedenti nell’arco temporale alla prima stagione, e così si capisce perché Aureliano, Spadino e Lele sono fatti in quella maniera”.

Questi flashback sono ambientati in due campi rom, ricreati dalla troupe. “Il primo – spiega Spinelli – è quello della festa, al parco degli acquedotti. È un tipo di campo che ricorda un po’ anche i rave, la logica è semplice: siamo tanti e non abbiamo dove stare, mettiamo i camper in cerchio e in mezzo balliamo”. Il secondo, a Ostia, è l’accampamento di fortuna. “Lo abbiamo ricreato col fango alle ginocchia, una baraccopoli eretta dal nulla in tre giorni sotto la poggia. Inutile dire che ci siamo ammalati tutti: troupe e attori”. Ma non è l’unico esempio che rende quanto gli attori ci tengano alla serie e si siano messi completamente a disposizione. A iniziare dal fatto che nessuno ha fiatato quando Spinelli si è presentato con cinquanta copie del suo libro, Rom e Sinti: Dieci cose che dovresti sapere. “Naturalmente erano un regalo, ma ci tenevo che ogni persona della troupe lo leggesse”.

Poi, la new entry Aliosha Masine, ha voluto imparare la chitarra romanì e anche il canto romanì. “A proposito del canto- continua Spinelli- c’è una scena all’inizio della serie dove Marlon Joubert (Marco, il fratello di Fabietto in È stata la mano di Dio) canta una ninna nanna rom a un cane. Al red carpet alla festa del Cinema di roma dove abbiamo presentato la serie, Marlon mi viene vicino e dice: ‘Gennaro non riesco a togliermi quella canzone dalla testa’, e me la canta tutta intera”. Oltre a insegnare i giusti termini della lingua romanì (non sinti, come invece si diceva in Suburra), Gennaro Spinelli ha anche inserito alcune composizioni del padre, Santino (commendatore della Repubblica e docente universitario), A mrí romní a mrí chavè e Paquito. “Così chi guarda la serie ascolterà la vera e nuova musica romanì”, dice. Per quanto riguarda Spadino, Giacomo Ferrara, Abruzzese D.o.c. come Spinelli, è un po’ come se ci fosse nato per quel ruolo: “In Abruzzo c’è una forte presenza rom ed è come se Giuliano l’avesse assorbita e messa nel personaggi di Spadino”, dice Spinelli.

In più, le vicende di Spadino, Manfredi & Co si prestavano facilmente a una banalizzazione e alla semplificazione del tipo rom uguale criminale. “In Suburraeterna abbiamo voluto raccontare meglio la cultura romanì. Certo, è una serie che parla di malavita, ma nel discorso abbiamo voluto inserire una visione esterna che faccia capire anche a come si arriva a quel contesto. È il contesto che fa la cattiveria, non esiste il male assoluto. Probabilmente se eri nato a Ostia in un contesto difficile ti ritroverai a spacciare, che tu fossi rom o meno. Insomma c’è una differenza tra cultura e problema sociale”.

Se la conoscenza e l’accettazione della cultura romanì nella sua complessità da parte della società maggioritaria (i non rom, i gagè) non è affatto scontata, il lavoro di Spinelli si rivolge anche all’interno della comunità, su temi scottanti come l’omosessualità. “Non era piaciuto a tutti che Spadino fosse gay, molti dei rom che ho chiamato per fare da comparse o piccole scene hanno rifiutato per questo, perché secondo loro non si dava una buona immagine dei rom nella serie. Ecco, siamo qui anche per cambiare le cose dall’interno e far passare nuove idee, d’una parte e dall’altra”. Ed è lo stesso Spinelli ad ammetterlo: “Ho deciso di lavorare a Suburreterna perché volevo cambiare alcune cose viste in Suburra. Naturalmente l’elemento culturale perde un po’, ma siamo riusciti a cambiare il modo di vedere tante cose della cultura, e sono convinto che questa serie piacerà… ma non diciamolo perché i rom sono molto superstiziosi”.

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