L’assalto alla Cgil da parte anche di alcuni militanti di estrema destra, avvenuto il 9 ottobre 2021 a Roma, fu un’aggressione a “uno dei luoghi paradigmatici di una democrazia“. Lo scrivono i giudici della Corte d’Appello di Roma nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso luglio hanno sostanzialmente confermato le condanne per 11 persone, che hanno scelto il rito abbreviato, a cui erano contestati i reati di devastazione e resistenza. Nel processo principale, che si celebra con rito ordinario, la Procura ha chiesto la condanna a 10 anni e mezzo per Roberto Fiore, storico leader di Forza Nuova, e per Giuliano Castellino, esponente romano del movimento di estrema destra.
L’assalto alla sede del sindacato avvenne durante una manifestazione No Green Pass. Secondo l’impianto accusatorio, però, il blitz di Corso d’Italia fu guidato dai leader di Forza Nuova. A luglio 2022 arrivarono le prime sei condanne, che riguardarono anche Fabio Corradetti, figlio della compagna del leader di Forza Nuova Giuliano Castellino, e Massimiliano Ursino, leader palermitano di Fn. Poi ne seguirono altre, sempre con rito abbreviato, all’inizio di quest’anno: tra i condannati Andrea Savaia, genovese di 54 anni legato ai movimenti no Green pass. E poi anche Claudio Toia, appartenente al gruppo ultras juventino ‘Antichi valori’.
I giudici della prima sezione d’Appello a luglio hanno confermato, tra le altre, la condanna a sei anni di reclusione per Corradetti e per Ursino. Per Toia la condanna è scesa da 7 anni a 5 anni e quattro mesi. L’impianto accusatorio emerso dall’indagine condotta dalla pm Gianfederica Dito è stato confermato dai magistrati di piazzale Clodio, secondo lui l’assalto alla Cgil rappresenta “un’aggressione rivolta ad uno dei luoghi tipici dell’aggregazione dei cittadini, in cui si forma la volontà di coloro che se ne sentono rappresentati e che concorrono con metodo democratico in maniera decisiva alla vita sociale ed economica della collettività statale, in una parola, ad uno dei luoghi paradigmatici di una democrazia”. E ancora: “Un’aggressione avente tali caratteristiche per forza di cose, per la stessa natura, offende l’ordine pubblico, allarma la collettività nel suo insieme e per tali ragioni lede un interesse primario, di rilievo costituzionale“.
L’intervento di Giuliano Castellino, leader romano di Forza Nuova, fu “una sorta di chiamata alle armi la cui finalità – scrivono i giudici di secondo grado – è tuttavia ben chiara e non è quella di manifestare liberamente un legittimo dissenso, ma quella di costringere (se rivuole la sua sede) una forza sindacale di primario livello nazionale a mutare la propria politica sindacale, a far venire a Roma, di pomeriggio, di sabato, il suo segretario generale e a fargli proclamare lo sciopero generale“. Per i giudici, “la recidiva contestata a Fabio Corradetti è ampiamente giustificata dall’importanza dei suoi precedenti anche in relazione alla sua giovane età (fra di essi anche uno per tentato omicidio del 2020)”.