Ormai lo sanno pure i muri. Non solo i salari italiani sono tra i più bassi d’Europa, sono anche quelli che stanno diminuendo di più a causa dell’inflazione. L’ultima ricerca l’ha commissionata la Confederazione europea dei sindacati. Emerge che nell’intera Ue il vero valore delle buste paga, tolto cioè l’effetto inflazione, è diminuito in media dello 0,7% dalla pandemia ad oggi. Viceversa i profitti aziendali sono cresciuti dell’1,5%. Nella sola zona euro flessione dello 0,2% per le retribuzioni e incremento del 1,9% per i guadagni dei datori di lavoro. I paesi dove i salari si sono abbassati di più sono la Repubblica Ceca ( – 4,6%) e, appunto, l’Italia (- 2,3%). Non confonda l’aumento nominale. La cifra in busta paga è lievemente salita ma molto meno di quanto non abbiano fatto i prezzi dei beni di consumo e gli utili delle imprese. In Italia i profitti aziendali registrano un incremento dell’1,3%.
La confederazione dei sindacati europei stima che siano dieci i Paesi dell’Ue con un andamento divergente di questo tipo. I maggiori aumenti dei profitti reali si sono verificati in Slovacchia (+8%) e Romania (+7%), dove i salari sono invece diminuiti seppur meno che da noi. “Dalla pandemia, le buste paga dei lavoratori europei si sono ridotte nonostante i profitti aziendali siano aumentati vertiginosamente – afferma la segretaria generale Esther Lynch-. Gli amministratori delegati e gli azionisti sono diventati più ricchi mentre le persone che lavorano per lunghe ore con mansioni pesanti faticano a nutrire le proprie famiglie e riscaldare le proprie case. Nonostante ciò, molti politici hanno fatto pagare il prezzo di questa crisi ai lavoratori. Le elezioni europee devono rappresentare un punto di svolta. È tempo di politiche che affrontino la causa numero uno di questa crisi, l’avidità aziendale, e garantiscano condizioni eque per i lavoratori”.
I dati avvalorano quanto ormai ben a conoscenza anche della Banca centrale europea che pure nel valutare caratteristiche e tempistiche dell’ondata inflazionistica ha preso parecchie cantonate. Il generalizzato aumento dei prezzi al consumo ha poco o niente a che fare con una spinta sui salari e molto con i profitti di aziende che, approfittando dell’inflazione, hanno alzato i prezzi dei loro prodotti molto più dei costi di produzione.