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Macachi in gabbia, indagata anche la rettrice dell’università di Ferrara. La replica: “Piena osservanza della legge”

Macachi in gabbia, indagata anche la rettrice dell’università di Ferrara. La replica: “Piena osservanza della legge”
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Anche Laura Ramacciotti – la rettrice dell’Università di Ferrara – è stata iscritta nel fascicolo d’indagine relativo alle condizioni in cui i macachi sarebbero mantenuti dall’ateneo. Il reato ipotizzato dalla procura è quello di abbandono degli animali: i primati non sono attualmente sottoposti a sperimentazione scientifica in ambito biomedico. La notizia è riportata dai quotidiani locali. Ramaciotti è la quarta iscritta nel fascicolo d’indagine dopo il suo predecessore Giorgio Zauli, il professor Luciano Fadiga (noto per le ricerche sui neuroni specchio) e Ludovico Scenna, veterinario componente dell’organismo preposto al benessere animale dell’Università di Ferrara.

La rettrice ha chiesto di essere ascoltata dal sostituto procuratore Andrea Maggioni che indaga a seguito di un esposto presentato nel 2021 dall’avvocato David Zanforlini per conto delle associazioni animaliste Animal Liberation e Limav (Lega Internazionale Medici per l’Abolizione della Vivisezione) su un’ipotesi iniziale di maltrattamento di animali, poi derubricata. Un’inchiesta parallela – sempre relativa alle condizioni di vita dei macachi – risulta essere stata aperta anche a Parma su esposto del solo avvocato Zanforlini.

In una nota congiunta inviata dagli avvocati Marco Linguerri (per la rettrice Ramacciotti) e Giovanni Zauli (per l’ex rettore Zauli e il professor Fadiga) si afferma che “tutto quello che riguarda l’attività di ricerca biomedica su animali viene svolto in piena osservanza della legge ed è sottoposto a costante vigilanza da parte degli organi preposti che hanno sempre constatato la regolarità dello stato di cose”. L’ateneo, aggiunge la nota dei legali, “si riserva di procedere a norma di legge nei confronti di chiunque si renderà responsabile della divulgazione di notizie infondate e, come tali, profondamente lesive dell’onore e della reputazione dell’ateneo di Ferrara e dei suoi rappresentanti”.

Foto di archivio

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