Economia & Lobby

Zucman: “Serve una tassa del 2% sul patrimonio dei miliardari. Se non si trova un accordo globale l’Italia proceda da sola”

Una tassa del 2% sulle fortune dei super ricchi, da cui ricavare il gettito necessario per finanziare istruzione, sanità, transizione verde. È la proposta che l’economista Gabriel Zucman, noto per gli studi sui paradisi fiscali e l’evasione delle multinazionali, ha ribadito presentando a Roma il Global tax evasion report dell’Eu Tax Observatory di cui è direttore. “Le persone molto facoltose hanno aliquote individuali comprese tra lo 0 e lo 0,5% della loro ricchezza, meno di tutte le altre fasce di popolazione”, ha ricordato il professore associato di politica pubblica ed economia a Berkeley parlando con ilfattoquotidiano.it durante il convegno Tax Evasion: how big is it? How can we stop it? organizzato dall’osservatorio con Oxfam Italia e l’università di Milano-Bicocca. “Non è sostenibile”. Di qui l’idea di introdurre un prelievo patrimoniale minimo a livello globale: basterebbe colpire i circa 3mila miliardari esistenti nel mondo, e con un’aliquota contenuta (2%), per generare oltre 200 miliardi di ricavi erariali aggiunti ogni anno.

In attesa di raggiungere un accordo tra tutti i Paesi, secondo Zucman si potrebbe anche procedere unilateralmente: “L’Italia per esempio potrebbe decidere che dal prossimo anno tasserà i miliardari, senza esenzioni e scappatoie”. Ma non c’è il rischio che i Paperoni si sottraggano trasferendosi all’estero o nascondendo le ricchezze? Sul secondo punto aiuta lo scambio automatico di informazioni bancarie, che negli ultimi anni ha consentito di ridurre notevolmente l’evasione offshore. Quanto alla possibile fuga, l’economista chiarisce che consentirla è questione di scelte politiche: “Al momento, quando i miliardari si trasferiscono in un paradiso fiscale, diciamo in Svizzera, smettiamo di tassarli. Ma invece potremmo decidere che qualcuno è diventato molto ricco in Italia e si sposta in un Paese a bassa tassazione, l’Italia continuerà a tassarlo per 5, 10 o 15 anni. Possiamo cambiare le regole”.

Giacomo Ricotti, capo del Servizio assistenza e consulenza fiscale di Bankitalia, ha commentato dicendo di trovare “interessante” la proposta ma di essere scettico sul fatto che sia possibile applicare una misura del genere in modo unilaterale: “Il diavolo si nasconde nei dettagli. Per applicare questa “tassa sull’esilio” (a chi se ne va dal Paese ndr) ci sarebbe comunque bisogno di avere accordi con altri Paesi. C’è bisogno sempre di un certo grado di coordinamento internazionale”.

La ratio della tassa minima sui miliardari è in linea con gli obiettivi dell’Iniziativa dei cittadini europei per un’imposta europea sui grandi patrimoni, sostenuta dalla raccolta firme La Grande Ricchezza promossa da Oxfam in partnership con Il Fatto (qui trovate il link al sito da cui è possibile aderire). Un’imposta del genere sarebbe quanto mai opportuna anche in Italia secondo Mikhail Maslennikov, policy advisor di Oxfam sui temi di giustizia fiscale: “Il sistema fiscale italiano a dispetto del dettato incostituzionale è iniquo, regressivo al vertice. Per permettere una minore crescita della concentrazione dei patrimoni nel nostro Paese e minori disuguaglianze di ricchezza un’imposta progressiva sui grandi patrimoni potrebbe essere utile. Se disegnata in modo da colpire lo 0,1% più ricco potrebbe generare risorse stabili, a regime, fino a 16 miliardi di euro”.