Cronaca

Da quartiere popolare a residence con piscine e centro commerciale: variante dopo variante, il bluff del bando per l’emergenza casa a Roma

Doveva essere un nuovo quartiere popolare, in grado in un colpo solo di dare un tetto a 600 famiglie e risolvere il 4% dell’emergenza abitativa a Roma. Sarà invece l’ennesimo complesso residenziale, con tanto di piscine e centro commerciale, dove gli appartamenti arriveranno a costare fino a mezzo milione di euro. In una città dove, secondo gli ultimi dati Istat, vi sono ben 162.073 abitazioni invendute e vuote. Il tutto nonostante un bando pubblico i cui termini, nel corso di quasi 20 anni, sono stati soggetti a micro-interventi che ne hanno via via spostato l’esito.

Siamo in zona Colli Aniene, periferia est della Capitale, in un fazzoletto di terra di quasi 70mila metri quadri fra il tronchetto cittadino dell’A24 e la via Collatina. Un’area per lo più industriale, tra l’altro riconoscibile dall’autostrada perché vi campeggia una torre per la misurazione del gas “firmata” dal noto street artist Geco. Il terreno fu acquistato all’inizio degli anni Duemila dalla società Cos 91 srl (oggi Cos 2006), guidata dal costruttore Nazareno Gianni. Il 16 gennaio 2006 la Cos partecipa a un bando del Comune di Roma per la realizzazione e la cessione a titolo gratuito al Campidoglio di alloggi da destinare all’emergenza abitativa. Il programma del Comune prevedeva la possibilità di costruire anche laddove – come in questo caso – la destinazione d’uso dei terreni fosse non residenziale, così da soddisfare la richiesta di case popolari senza toccare il piano regolatore. Il progetto presentato dalla Cos prevedeva un totale di quasi 150mila metri cubi. Di questi, circa 136mila mc erano destinati a residenziale – a conti fatti circa 600 alloggi – e i restanti 11.300 mc avrebbero previsto immobili a destinazione commerciale e turistico-ricettivo.

Il 20 dicembre 2007 però cambia qualcosa. In quella data il dipartimento Programmazione del territorio del Comune di Roma deposita presso la Conferenza di servizi interna un parere in cui si chiede una nuova “proposta progettuale” che preveda un “mix funzionale dove almeno il 40%, pari a circa 54mila mc dell’intervento venga destinato a funzioni non residenziali (…) e il rimanente 60%, pari a circa 82mila mc possa essere destinato alla residenza anche in considerazione della finalità legata all’emergenza abitativa”. Uno stravolgimento da compiere “anche” in considerazione, dunque, e senza vincoli apparenti alla finalità originaria, ovvero l’emergenza abitativa. Il motivo? Secondo i tecnici del Comune “l’intervento è comunque destinata, dalle previsioni urbanistiche, alla edificazione, anche se di tipo industriale”. Così appena 4 giorni dopo il deposito della lettera, il 24 dicembre 2007 – la Vigilia di Natale – la Cos presenta il nuovo progetto adeguato ai desiderata del Comune.

Cosa accade poi? Il progetto Cos prosegue l’iter delle approvazioni. La Conferenza dei servizi si chiude il 6 luglio 2011 con la variante urbanistica che individua i 600 alloggi da realizzare, di cui però solo il 30% (circa 180 nuove unità abitative) da destinare all’emergenza abitativa, per un valore di 8 milioni di euro da acquisire al patrimonio capitolino. Il 18 giugno 2013, poi, la Regione Lazio pubblica sul Bur (la “Gazzetta ufficiale” regionale) l’accordo di programma con il Comune col quale si approva il progetto. Tutto pare filare liscio fino al 12 aprile 2017, quando Acea blocca il progetto e chiede un’ulteriore modifica affinché venga rispettata la “corretta distanza” dal vicino elettrodotto. Si arriva così al 7 maggio 2021, con la Giunta capitolina che approva la delibera definitiva. Ecco però l’ennesima modifica: l’atto rimodula ancora una volta il rapporto tra cubature residenziali e commerciali, “su richiesta del proponente”, “in coerenza con le attese della domanda immobiliare” e “in considerazione di dover comunque rivedere l’impianto urbanistico del comprensorio”.

Com’è il progetto ora? Semplice: gli alloggi da destinare all’emergenza abitativa da 600 sono diventati appena 33. E quello che doveva essere un complesso di case popolari adesso viene definito “Residence Le Naiadi”, dove un bilocale al primo piano costerà 213mila euro e un trilocale (salone, due camere, cucina e bagno) al quarto piano sarà messo in vendita a 500mila euro. Affianco al complesso, sorgerà poi un centro commerciale che ospiterà – come si apprende dal sito “Residenze Immobiliare” – un nuovo Leroy Merlin. Di “edilizia sociale” non c’è rimasto quasi niente. “Si richiede una nuova riflessione sull’opportunità del progetto, in particolare se lo stesso risponda ancora ad un interesse pubblico”, affermano nelle loro interrogazioni i consiglieri capitolini Fabrizio Santori (Fratelli d’Italia) e Yuri Trombetti (Pd). In fondo, a Roma, si è sempre fatto così.