Il Ministro Antonio Tajani con il suo intervento di martedì a Commissioni Esteri riunite ci ha detto alcune cose, o meglio, le ha dette tra le righe.

La prima cosa che non ci ha detto esplicitamente, ma che abbiamo capito, è che l’Italia non sostiene un cessate il fuoco. Per il Ministro è importante che si arrivi ad una pausa umanitaria, utile a fare entrare più aiuti umanitari di quelli entrati fino ad oggi. Già in altre occasioni sul Fattoquotidiano.it abbiamo infatti spiegato perché né una pausa umanitaria, né i corridoi, né le safe zone possono rappresentare una soluzione per l’emergenza senza precedenti che sta affrontando la popolazione civile di Gaza. Purtroppo in Europa non è il solo a pensarla così, ed ecco che, senza le dovute sponde, anche l’iniziativa di Macron sul cessate il fuoco appare essersi già esaurita.

La seconda cosa che non ci ha detto Tajani è che l’Unione Europea e i Paesi membri, in questa fase acuta del conflitto, non sono in grado di “toccare palla” nelle principali partite diplomatiche che si stanno giocando. Per questo ha spiegato che l’Italia, la Francia e la Germania stanno provando a guardare alla fase successiva, proponendo di sviluppare una soluzione che preveda una forza di interposizione guidata dalle Nazioni Unite, sul modello di altre missioni già viste, come Unifil in Libano o quella in Kosovo. Con l’obiettivo, più o meno dichiarato, di evitare che Israele rimanga a Gaza con una presenza militare, fattore che certamente non favorirebbe l’approdo ad una fase successiva, ovvero quella dei negoziati “di pace”.

La soluzione al momento sembra però abbastanza surreale: come si fa a ipotizzare di mettere in piedi una missione di “peacekeeping” quando ancora non ci si è accordati su come farla, la pace?

La proposta sembra inoltre non tenere conto di un tragico scenario che si sta compiendo: alla fine dell’operazione militare “Swords of Iron”, che nelle intenzioni del governo israeliano dovrebbe concludersi con l’eliminazione dell’ultima milizia di Hamas, Gaza sarà già stata rasa al suolo.

La terza cosa che Tajani non ci ha detto è che per l’Italia Israele non sta violando il diritto umanitario internazionale. Sollecitato su questo punto da un paio di deputati (Fratoianni e Boldrini), che hanno chiesto esplicitamente se la risposta fosse al di là “dei limiti del diritto umanitario internazionale”, il Ministro ha glissato, senza dare nessuna risposta. Chissà se Tajani ha avuto modo di leggere i contenuti del dispaccio confidenziale dell’ambasciata olandese di Tel Aviv inviato al proprio governo, finito nelle mani del quotidiano NRC, dove si apprende che secondo i diplomatici olandesi: ”Israele sta usando una ‘forza sproporzionata’ a Gaza, compiendo deliberatamente attacchi contro infrastrutture civili, come ponti, strade e complessi residenziali”. Approccio che “spiega “l’alto numero di morti a Gaza” e “viola le convenzioni internazionali e le leggi di guerra”.

Nel dispaccio si chiarisce inoltre come “l’esercito israeliano stia applicando la “Dottrina Dahila”, applicata per la prima volta durante la guerra del 2006 in Libano”, con l’intenzione “di provocare deliberatamente una massiccia distruzione delle infrastrutture e dei centri civili”, dando quindi per scontato un gran numero di vittime tra la popolazione.

Tutto materiale per la Corte Penale Internazionale insomma. Quando ci sarà la richiesta ufficiale, ha assicurato il Ministro Tajani negli ultimi secondi di audizione, l’Italia non ne ostacolerà le indagini. Concetto ben diverso da quello di sostenerne il lavoro. Staremo a vedere.

Intanto a Gaza è finito tutto: acqua cibo e carburante, con conseguenze drammatiche per gli ospedali ormai al collasso e la popolazione in generale. Per questo continuiamo a chiedere al nostro governo di cambiare posizione e di schierarsi con l’unica soluzione utile per la popolazione e capace di limitare la catastrofe umanitaria in corso: un immediato cessate il fuoco in grado di portare aiuti umanitari in sicurezza alla popolazione.

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