di Giorgio Boratto
L’Unione Europea avrebbe ancora molto da dire ma purtroppo, di fronte agli Usa e alla Cina nonché alla Russia, si trova carente. Anche di fronte al vituperato neoliberismo, l’Europa non può opporre una romantica economia socialdemocratica rivolta al passato. Si sa che il capitalismo è nato in Europa ma l’egemonia del mercato e il carattere neoliberista diventa sintesi con le grandi aziende e multinazionali negli Usa e insieme alla Cina ora si contende la supremazia mondiale. Commercio e tecnologia sono le sfide con cui si gioca lo scontro geopolitico tra queste due Nazioni mondiali. In questo campo l’Europa è attualmente fuori.
Come vediamo tecnologia e mercato mettono in crisi una economia di Stato che non diventa innovativa. In questo campo stiamo assistendo al conseguente comportamento nel corso della guerra russo-ucraina.
Non si può parlare di ‘sostenibilità’ o di ‘economia verde’ senza considerare i rapporti di potere; se la capacità dei salti tecnologici è esercitata solo dagli altri, si diventa tecnicamente dei clienti, non dei soggetti. La sovranità tecnologica ha oggi un ritardo colossale. Anche se l’Europa non potrà avere aziende Usa come Amazon, Google, Apple o Tesla o come per la Cina, Huawei, Tencent, Xiaomi o Alibaba, potrebbe recuperare con le innovazioni medico scientifiche, lo studio o la ricerca.
Nel mentre possiamo affermare che l’Europa rimane la patria dei diritti. Di più l’Europa potrebbe avere un nuovo ruolo da giocare: quello di trovare una via diversa dal capitalismo esasperato e alla corsa al predominio tecnologico. Questo lo può fare con la scommessa europea del ‘Green Deal’, ovvero una economia più pulita ed equa; un passo avanti verso un futuro sostenibile. In fondo, una simile strada potrebbe anche porre le premesse concrete per una maggiore cooperazione internazionale e per la fine delle guerre commerciali e delle tensioni geopolitiche.
Il ‘Green Deal’ europeo come esempio mondiale. Come ormai è accertato il capitalismo è il nemico numero uno dell’ambiente. Questa è la sfida che può competere all’Europa per un futuro mondiale.