“Non credo affatto che agli italiani interessi la riforma del governo Meloni sul premierato. Nessuno in Italia, nella situazione in cui ci troviamo, ha interesse a discutere di premierato o di questioni di architettura istituzionale. In più, questa riforma è una insensatezza totale, una pura e semplice follia, un pasticcio, una sgrammaticatura da bocciatura all’esame di diritto costituzionale“. Così a Dimartedì (La7) il filosofo Massimo Cacciari stronca la riforma sull’elezione diretta del presidente del Consiglio, disegno di legge che porta la firma della ministra Elisabetta Casellati.
“Certamente si tratta di temi importantissimi – continua Cacciari – e figuratevi se io sono contrario per principio anche a una riforma che vada in senso presidenzialistico. Ma una riforma deve essere coerente, altrimenti questi vanno a sbattere come è successo a Renzi, perché non ha alcun senso fare un premierato di questo genere e mantenere la figura di un presidente della Repubblica”.
E aggiunge: “Dopo si beccheranno un referendum e lo perderanno. La Meloni sembrava una ragazza molto sveglia. Ma è possibile che le avventure di Renzi non le abbiano insegnato nulla? Ripeto, l’opinione pubblica non ha nessun interesse a queste questioni, forse poteva averlo all’epoca di Renzi. Ma lì non fu la questione istituzionale a contare, ma l’antipatia che Renzi aveva suscitato intorno a sé e la rottura con Berlusconi che lo aveva fottuto”.
Cacciari si sofferma sullo scontro tra Salvini e i sindacati in merito allo sciopero generale del 17 novembre: “La risposta dei sindacati è stata un’azione obbligata in questa situazione, anche se Landini e company capiscoo benissimo che i margini di manovra poi sono ridottissimi. Ma farsi sentire finalmente mi pare che sia proprio il caso, perché la situazione riguardante il lavoro dipendente e le pensioni è davvero disastrosa”.
E rifila diverse frecciate al Pd: “Proposte alternative non esistono neanche nei programmi del Pd, figuratevi. Chi tocca le tasse in questo paese? Ma vogliamo scherzare? Chi parla più di patrimoniale? Ma per carità. Dopodiché l’attacco al sindacato vi pare una prerogativa della ‘destra-destra’? – conclude – Renzi, il giorno dopo che fu eletto segretario del Pd, la prima cosa che fece fu la guerra contro i sindacati. È un comportamento tipico di chi vuole la ‘modernizzazione’ in stile liberista-liberale, che ormai domina in tre quarti dell’ex sinistra, vedi il Pd“.