“Non si resterà sulla graticola per un tempo indeterminato e indefinito”. Erano le parole del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, nel question time alla Camera dell’8 novembre scorso in un cui veniva annunciata una stretta sulle indagini preliminari. E oggi il correttivo alla riforma Cartabia, che aveva introdotto una riduzione dei tempi tecnici che era stata criticata anche dai magistrati, è arrivato come riporta l’Ansa. La durata delle indagini preliminari non può superare il termine di diciotto mesi e quando si procede per reati particolarmente gravi (associazione mafiosa, omicidio, sequestro di persona, ecc.), le indagini preliminari hanno una durata di due anni.
Il governo Meloni prevede quindi “un controllo più incisivo” del giudice per le indagini preliminari nei casi di stasi del procedimento, quando cioè il pm pur essendo scaduti i termini di legge non abbia ancora esercitato l’azione penale o chiesto l’archiviazione e che ora viene esteso anche nella fase dell’autorizzazione al ritardato deposito degli atti. Se questi vengono superati e dunque nel caso di stallo del fascicolo scatta la discovery degli atti, nell’interesse di vittime e indagati. Un intervento quello del governo che potrebbe incidere pesantemente sulle indagini di inchieste – come quelle sulle stragi – che vanno avanti da tempo per la delicatezza degli argomenti e per la difficoltà di procedere.
La stretta, così come prevista, è uno dei “correttivi” che erano previsti dalla legge delega entro 2 anni dalla sua approvazione e che sono finalizzati soprattutto a una semplificazione ulteriore delle procedure allo scopo di rafforzare il raggiungimento degli obiettivi di maggiore efficienza della giustizia penale. Si tratta di modifiche che non hanno alcuna ricaduta sul Pnrr.
Novità sono previste anche nel campo della sostituzione delle pene detentive brevi. Se il giudice già dispone degli elementi necessari, compreso il consenso dell’imputato, potrà direttamente sostituire la pena detentiva, senza necessariamente attivare il meccanismo della doppia udienza previsto dalla riforma. Le modifiche, stando al governo, hanno l’obiettivo di raggiungere il taglio del 25% della durata dei giudizi. Per quanto riguarda le sanzioni gli interventi sono stati mirati a differenziare e rendere più effettive le pene e insieme a incentivare la definizione anticipata del procedimento mediante i riti deflattivi.