La ratio, secondo il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, è sempre la stessa: “Cambiare orientamento nella lotta all’evasione, senza abbassare mai la guardia, perché abbiamo nuovi strumenti come l’interoperabilità delle banche dati, l’intelligenza artificiale e tanti altri strumenti che ci consentono di fare proposte ai contribuenti”. Così si giustificano anche i nuovi decreti attuativi della delega fiscale esaminati giovedì dal consiglio dei ministri: si tratta dei provvedimenti sul contenzioso tributario, con l’obiettivo di ridurre le controversie pendenti, e sull’ampliamento del regime di adempimento collaborativo con l’Agenzia delle Entrate, riservato al momento alle aziende con volume d’affari sopra 1 miliardo di euro.

Leo ha ricordato che in Cassazione ci sono 42mila controversie pendenti a cui si aggiungono 10mila flussi di entrata nel 2022. Per smaltire l’arretrato si potenzia l’istituto della conciliazione, estendendone l’applicazione alle controversie pendenti, oltre a rafforzare l’utilizzo delle modalità telematiche nella gestione del processo, prevedendo che tutte le comunicazioni siano effettuate tramite Pec e che le notifiche e i depositi di tutti gli atti avvengano solo telematicamente.

Arriva poi l’annunciato potenziamento della cosiddetta ‘cooperative compliance‘, cioè l’interlocuzione preventiva con le Entrate che oggi riguarda solo un centinaio di aziende e stando all’ultima Relazione sull’economia non osservata e l’evasione ha un impatto positivo sul rischio di pianificazione fiscale aggressiva. Dall’anno prossimo la soglia di ricavi necessari per poter chiedere l’accesso scenderà a 750 milioni, dal 2026 a 500 milioni e dal 2028 a 100 milioni. Oggi per aderire occorre che l’azienda abbia un efficace sistema di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale. In base alle nuove disposizioni dovrà anche assicurare “una mappatura dei rischi fiscali relativi ai processi aziendali”. Il sistema dovrà inoltre “essere certificato, anche in ordine alla sua conformità ai principi contabili, da parte di professionisti indipendenti già in possesso di una specifica professionalità iscritti all’albo degli avvocati o dei dottori commercialisti ed esperti contabili”. Sarà un provvedimento dell’Agenzia delle Entrate a indicare le “linee guida per la predisposizione di un efficace sistema di rilevazione, misurazione, gestione e controllo del rischio fiscale e del suo aggiornamento”.

I vantaggi per i contribuenti vanno dalla riduzione dei tempi per gli accertamenti allo “scudo” rispetto a sanzioni amministrative e penali. Il regime attuale prevede, per i rischi di natura fiscale comunicati in modo tempestivo ed esauriente, che le sanzioni amministrative applicabili siano ridotte della metà e comunque entro il minimo edittale. Stando al nuovo decreto, invece, saranno azzerate se il contribuente comunica “all’Agenzia delle entrate in modo tempestivo ed esauriente mediante l’interpello i rischi fiscali e sempre che il comportamento dallo stesso tenuto sia esattamente corrispondente a quello rappresentato in occasione della comunicazione”. Faranno eccezione i “casi di violazioni fiscali caratterizzate da condotte simulatorie o fraudolente e tali da pregiudicare il reciproco affidamento tra l’amministrazione finanziaria e il contribuente”. Nel caso emerga un “rischio fiscale non significativo ricompreso nella mappa dei rischi” le sanzioni saranno dimezzate e non superiori al minimo edittale. Quanto al penale, fuori dai casi di violazioni fiscali “caratterizzate da condotte simulatorie o fraudolente” sarà esclusa la punibilità per il reato di dichiarazione infedele.

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