La competizione tra Australia e Cina per il predominio strategico nella regione del Pacifico Meridionale non accenna a diminuire di intensità. Il recente accordo bilaterale siglato tra Canberra e le Isole Tuvalu, un minuscolo arcipelago indipendente situato nel mezzo dell’oceano, ha rafforzato le posizioni dell’Australia e gli ha garantito nuovi margini di manovra. Canberra ha accettato di accogliere, ogni anno, un certo numero di cittadini di Tuvalu messi a rischio dall’innalzamento del livello dei mari provocato dal cambiamento climatico e di diventare garante della sicurezza delle isole. In cambio ha ottenuto potere di veto sui futuri ed eventuali accordi che Tuvalu stipulerà con altre nazioni, in primis la Cina. Questo scambio bilaterale non è altro che l’ultima puntata di una vera e propria guerra fredda tra Australia e Cina, combattuta a suon di investimenti all’ombra delle palme dei lussureggianti atolli tropicali.
I successi diplomatici di Canberra non si fermano alle Tuvalu ma hanno riguardato anche le Isole Tonga, un altro centro di competizione strategica con Pechino. L’Australia si è impegnata ad elargire 20 milioni di dollari per il potenziamento del porto della capitale Nuku’Alofa. Si tratta di un’infrastruttura cruciale per una nazione che importa il 98 per cento dei propri beni via mare. Il ministro delle Infrastrutture tongano ha espresso apprezzamento per il supporto affermando che aiuterà il Paese, situato in un’area sismica e prono a disastri naturali, a svilupparsi economicamente. Le elezioni del 2022, come ricordato dal portale di The Strategist, hanno invece portato ad un cambio di governo con il nuovo primo ministro Sitiveni Rabuka che si è opposto ad un rafforzamento dei rapporti con la Cina mentre le Isole Vanuatu hanno firmato un accordo di sicurezza con Canberra che le ha allontanate dall’orbita di Pechino. Altre buone notizie per l’Australia che inducono ad un ottimismo ancora maggiore se esaminate in ottica regionale.
Un’analisi, pubblicata dal Lowy Instute e riportata dall’agenzia Ap, ha evidenziato come l’influenza economica esercitata dalla Cina sulle 14 nazioni indipendenti del Pacifico Meridionale stia diminuendo a vantaggio di quella dell’Australia e degli Stati Uniti. Nel 2021, l’ultimo anno per cui sono disponibili i dati completi, Pechino ha erogato 241 milioni di dollari in aiuti economici contro i 384 milioni di dollari versati nel 2016. La presenza di alti tassi di interesse collegati all’erogazione degli aiuti ha spinto diverse nazioni del Pacifico a diffidare della Cina ed a preferire gli investimenti delle nazioni occidentali, in primis l’Australia, perché dotati di condizioni economiche più convenienti. Pechino ha erogato aiuti, nel corso degli anni, esclusivamente a quelle nazioni, come le Isole Figi, la Papua Nuova Guinea, le Isole Samoa e Tonga, che hanno interrotto i rapporti diplomatici con Taiwan. Il rapporto del Lowy Institute spiega che la Cina “esercita un ruolo di primo piano nei rapporti con alcune nazioni ma a livello regionale il suo contributo è più modesto”.
Il ridimensionamento del ruolo cinese non ha comunque impedito a Pechino di portare a segno alcuni colpi vincenti come gli accordi di sicurezza stipulati con le Isole Salomone nel 2022 e nel 2023. Nell’ultima intesa, come ricordato dal portale della National Public Radio, le parti “si impegnano a rafforzare la cooperazione in materia di sicurezza e dell’ordine pubblico” mentre Pechino ha già addestrato le forze di polizia di Honiara ed ha fornito alla nazione insulare cannoni ad acqua ed altri strumenti per il controllo delle dimostrazioni pubbliche. Pechino ha inoltre costruito diverse infrastrutture nelle Isole Salomone ed il primo ministro Manasseh Sogavare ha espresso apprezzamento per il progetto economico denominato Nuova Via della Seta.
L’arcipelago delle Salomone, che ha una popolazione di oltre 700mila abitanti, è stato attraversato da forti tensioni etniche e potrebbe guardare alla Cina come ad un fattore di stabilità. Non sono mancate, però, accuse di autoritarismo rivolte a Sogavare che ha siglato gli accordi con Pechino nonostante una forte opposizione interna ed ha rinviato più volte le elezioni. L’iniziativa cinese nelle Salomone ha suscitato la preoccupazione degli Stati Uniti che si sono impegnati a riaprire la propria ambasciata nella capitale Honiara ed a rafforzare il proprio peso nella regione. L’amministrazione Biden ha organizzato un summit, lo scorso settembre, con i leader del Pacifico ed ha promesso l’erogazione di 810 milioni di dollari di aiuti nel corso del prossimo decennio e proposto una strategia di cooperazione rafforzata nella lotta al cambiamento climatico e nella sicurezza marina.