Il divieto di produrre e vendere la carne coltivata da oggi è legge. E l’Italia diventa il primo Paese in Europa a introdurlo, preparandosi al braccio di ferro con l’Unione europea. Il via libera definitivo è arrivato a Montecitorio: l’assemblea ha approvato con 159 sì, 53 no e 34 astenuti il disegno di legge presentato dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che proibisce la produzione e di immissione sul mercato di alimenti e mangimi costituiti, isolati o prodotti a partire da colture cellulari o di tessuti derivanti da animali vertebrati. Ma il testo prevede anche un altro divieto: quello di utilizzare per i prodotti vegetali parole come burger, cotoletta o bistecca che ricordano i prodotti di origine animale. Il testo, come previsto, è stato votato dalla maggioranza. Il Pd si è astenuto, mentre Movimento 5 Stelle e Avs hanno votato contro. La legge prevede sanzioni da 10mila a 60mila euro per ogni violazione. Ma la giornata sarà ricordata anche per la rissa sfiorata tra il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini e il deputato di +Europa, Benedetto Della Vedova, fuori dal Parlamento, finita con annunci di reciproche denunce. Di fatto, il presidio Coldiretti a Palazzo Chigi è stato il primo a esultare dopo il voto, con un lungo applauso accompagnato dallo sventolio delle bandiere gialle.

Esulta Coldiretti dopo il voto – “È un risultato storico, di una grande importanza per quanto riguarda il nostro Paese, il primo a livello mondiale ad aver normato il divieto di vendita e commercializzazione di prodotti fatti in laboratorio” ha commentato Prandini. Secondo Augusta Montaruli, vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera “con il provvedimento fortemente voluto dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, contro il cibo sintetico l’Italia rappresenta un modello anche per gli altri Paesi europei”. Per Maria Cristina Caretta di Fratelli d’Italia si tratta di “un atto rivoluzionario a tutela della salute dei cittadini e del nostro comparto agroalimentare”. E Prandini risponde anche in merito alla questione della validità di una norma che potrebbe entrare in contrasto con quella dell’Unione europea, come sottolineato da più parti anche nelle scorse settimane. Se l’Ue autorizzerà le carni coltivate, insomma, andrà cambiata la legge italiana? Secondo Prandini “ci saranno i passaggi di approfondimento di carattere parlamentare”.

Il rischio di procedura di infrazione – Ma i senatori e deputati del Movimento 5 Stelle in Commissione Agricoltura, Sabrina Licheri, Gisella Naturale, Luigi Nave, Alessandro Caramiello e Sergio Costa, non la pensano così. “Una normativa così campata in aria espone il nostro Paese al concreto rischio di una procedura d’infrazione in caso di approvazione del prodotto da parte dell’Unione Europea, a causa del contrasto tra il testo del governo e le norme comunitarie” scrivono in una nota. E non solo: “Emerge”, scrivono, “da notizie di stampa che anche al Quirinale ci sarebbe preoccupazione. Riempiendosi la bocca con il Made in Italy, infatti, l’esecutivo finirebbe in questo modo per danneggiare l’economia italiana, costringendo il nostro Paese a rinunciare a questo settore e all’indotto che ne deriverebbe in termini di giro d’affari e posti di lavoro”. E la stessa preoccupazione arriva anche da Carla Rocchi, presidente nazionale Enpa. “Sull’apertura di una procedura d’infrazione ci sono pochi dubbi poiché la legge approvata oggi dal Parlamento si pone in netto contrasto con le norme europee. Tra non molto – prosegue Rocchi – tutti gli italiani si troveranno a pagare di tasca propria la deriva reazionaria di questo provvedimento, che in linea con la tradizione del migliore Minculpop arriva persino a censurare il nome dei prodotti ‘veg’”. Perplessità anche dai dem che hanno deciso di astenersi: “Siamo convinti dell’inconsistenza e del populismo su cui poggia questo provvedimento e siamo consapevoli che il percorso di innovazione che ha avviato la scienza deve essere calato nella società”, ha detto in Aula alla Camera la dem Antonella Forattini.

In nome della “carne naturale”, si ignorano i vantaggi di quella “coltivata” – Ma il problema non è solo quello del rischio di una procedura d’infrazione. Lo spiega la co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputata di Alleanza Verdi e Sinistra, Eleonora Evi: “La carne coltivata non rappresenta una minaccia per il prodotto di eccellenza italiano come il Governo e associazioni come Coldiretti vorrebbero far credere. La realtà – spiega – è che l’industria zootecnica italiana, con il suo uso intensivo di antibiotici e condizioni di allevamento spesso discutibili, è lontana dall’essere un modello di eccellenza”. Di fatto, il divieto sembra non tenere in conto i vantaggi ambientali della carne coltivata, come la riduzione significativa nell’uso di acqua, energia e la quasi totale assenza di emissioni e deiezioni. Inoltre, la carne coltivata non richiede antibiotici, a differenza degli allevamenti intensivi che contribuiscono enormemente ad accrescere l’antibiotico-resistenza, una delle maggiori minacce per la salute globale e causa di 33mila decessi all’anno. Allo stesso tempo, si dice di voler tutelare un modello basato sulla carne naturale che, però, si avvicina a un sistema di produzione che di naturale conserva ben poco. Anche il segretario di +Europa, Riccardo Magi, intervenendo nell’aula della Camera in mattinata, per illustrare la pregiudiziale di costituzionalità presentata da +Europa ha illustrato le sue perplessità: “Questo provvedimento è antiscientifico, antieuropeo e anti italiano, ma anche anti-costituzionale: vietare la vendita, l’importazione, la produzione finalizzata all’esportazione di un prodotto come la carne coltivata, in assenza di evidenze empiriche, è una ingiustificata violazione della Costituzione”. Anche Essere Animali esprime profonda preoccupazione per una decisione che, dice l’associazione, frena ingiustamente un settore, quello delle proteine alternative, che ha un doppio vantaggio: da un lato, non contribuisce all’allevamento intensivo di animali, e dall’altro, gioca un ruolo importante nel ridurre le emissioni di gas climalteranti generate dal settore alimentare”.

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La legge che vieta la carne coltivata è una delle più assurde e inutili di sempre

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