Ci mancava solo il Nilo colorato di rosso. Da quando alcuni giorni fa l’ESA – l’Agenzia spaziale europea – ha mostrato le acque del fiume più lungo al mondo colorate di rosso rubino, sui social hanno iniziato a girare video in cui si parla di una stramba profezia biblica che viene accostata in modo strampalato al tragico conflitto tra la potenza militare israeliana e l’inerme popolo palestinese.
Si tratterebbe della prima piaga d’Egitto riportata nel libro dell’Esodo o Secondo Libro di Mosè. È lì che Dio spinge Mosè e Aronne dal faraone d’Egitto per chiedere la liberazione degli ebrei tenuti in schiavitù. Al rifiuto del faraone Dio scatena le dieci piaghe di cui la prima è la tramutazione dell’acqua del Nilo in sangue. Certo, nessuno può soppesare materialmente ipotetici valori profetici di libri sacri, dei, semidei e visionari del passato (spesso rimasticati ad uso e consumo di altari contemporanei di fede e di storia); si può invece provare a capire qual è la spiegazione ufficiale a livello scientifico.
Si tratta infatti di una cospicua fioritura algale dovuta a fenomeni di eutrofizzazione di carattere naturale o antropico. Quindi in natura il fenomeno, registrato anche nel passato e nell’antichità da diversi osservatori e scienziati, è dovuto a correnti ascensionali che modificano la temperatura dell’acqua e ne alterano la luminosità provocando una pigmentazione rossastra alle alghe.
Poi c’è l’origine antropica. E qui son dolori: fosforo, azoto, composti fitosanitari, concimi, pesticidi provenienti dal comparto agricolo, ma anche componenti tossiche provenienti da attività di scarico urbano e industriale. Insomma, tra sacro e profano, è molto probabile che il Nilo si colorerà di rosso anche quando il conflitto armato in Medio Oriente si placherà.