Settembre negativo anche per le esportazioni. Come fa sapere l’Istat, le vendite di made in Italy all’estero sono scese del 4,5% rispetto allo stesso mese del 2022. Tra le singole destinazioni i cali più forti riguardano Cina (- 13,7%), Stati Uniti (-11,9%), Regno unito (- 11,4%) e il nostro primo partner commerciale, la Germania che segna un – 7,8%. Male anche l’export verso Francia (5,4%) e Spagna (- 4,3%). Gli unici paesi con il segno più sono Olanda (+ 1,7%), Giappone ( + 2,4%) ed India (+ 10,5%), tre paesi che però nel loro insieme rappresentano appena il 3,8% delle nostre esportazioni complessive. A livello settoriale tutto in negativo salvo poche eccezioni tra cui, quelle importanti della meccanica (+ 5,4%) e dell’auto (+ 20%). Il tessile abbigliamento accusa un calo dell’11,5%, la chimica del 13,4%, i mobili del 9,8%, l’alimentare dell’1,2%.
Diminuisce anche il valore delle importazioni (- 3,1%), soprattutto per il crollo del prezzo del gas rispetto ad un anno fa (- 74%). Ciò fa si che il saldo commerciale (differenza tra valore delle esportazioni e delle importazioni) sia positivo per 2,3 miliardi di euro a fronte del passivo di 6,7 miliardi del settembre 2022. Le stime dell’Istat indicano che il deficit energetico (pari a 5,182 miliardi) è più che dimezzato in un anno (era pari a 12,4 miliardi), mentre l’avanzo nell’interscambio di prodotti non energetici aumenta da 5,7 miliardi di settembre 2022 a 7,5 miliardi di settembre 2023. Nel complesso si tratta però di un dato negativo, ennesimo segnale di un rallentamento dell’attività economico-produttiva. Ieri la Commissione Ue ha rivisto leggermente al ribasso la stima per la crescita economica italiana per il 2023 portandola a + 0,7% (da + 0,8%) e allineandosi alle previsioni di Fondo monetario internazionale e Banca d’Italia.