Lo scrittore ha raccontato il fatto al Corriere della Sera: "E' questo che sto denunciando: la normalità con la quale lo faceva. La banalità della pericolosità nel centro di Milano"
“Mentre hai il turno non guardi la partita. Per questo ho deciso di espormi raccontando la vicenda: il livello di impunità è troppo alto (…) Ci sono delle regole, esiste un codice della strada e va rispettato. Il tassista non è mai da solo, ma nel suo lavoro incrocia migliaia di persone“: così Donato Carrisi al Corriere della Sera. Lo scrittore ha voluto raccontare quanto accaduto a Milano, zona Melchiorre Gioia, a bordo di un taxi: il tassista stava guardando una partite delle Atp Finals di Torino. “Il tassista aveva la partita accesa sul telefono mentre guidava. Anche se ti concentri, non è come il navigatore: l’occhio può cadere e questo è evitabilissimo“, le parole di Carrisi. Lo scrittore e sceneggiatore racconta di non aver litigato col tassista che, “anzi, era gentile”: “Stava guardando la partita ma ha abbassato il volume per permettermi di fare una chiamata. Ma è questo che sto denunciando: la normalità con la quale lo faceva. La banalità della pericolosità nel centro di Milano”. L’analisi di Carrisi va oltre perché, spiega, “passo sul taxi 48h l’anno. Non è occasionale. La categoria è allo sbando e non cambierà nulla nemmeno con questa mia denuncia”.