Cinema

Trenque Lauquen, quattro ore e venti di film ma vorresti ancora continuare

A proposito di film recenti che durano oltre tre ore. Trenque Lauquen della regista argentina Laura Citarella ne dura quattro e venti minuti. Eppure di ore da seguire ne vorresti avere ancora a disposizione un altro paio. Suddiviso in due parti da due ore, Trenque Lauquen ha come protagonisti la quasi biologa Laura (Palmer?), una ragazza che scompare improvvisamente dall’omonima località argentina e, nella prima parte, due uomini – il coetaneo burbero Chico e il maturo precisino Rafa – suoi contendenti sentimentali che la cercano tra gli spazi della Pampa argentina che vira ad ovest.

Nella seconda parte al vagare a vuoto, simbolico e realistico insieme, dei due uomini, appaiono, si aggiungono e vanno a sostituire gli uomini, due protagoniste femminili, Juliana ed Elisa: la prima matura e tangibile colonna razionale, la seconda eterea, magnetica e animalesca apparizione. È la fuga di Laura, però, questa sua baluginante sparizione, a fungere da mistero da svelare. Alla ricerca ci si mettono Chico e Rafa ma con risultati negativi, se non provocando il classico scontro tra maschi, legato alla gelosia per l’amata difficile da condividere anche solo nel ricordo. Ciò che però non riescono tradizionalmente a comprendere i due uomini, cominciano a farlo capire a spettatore, e ai due protagonisti maschili, due donne: la speaker radiofonica Juliana che conserva una registrazione audio di Laura prima della sua fuga e le movenze irreali e sfuggenti di Elisa.

In mezzo c’è il ritrovamento, tra alcuni libri della biblioteca locale, di un amore nato tra lettere nascoste nei volumi, e una sorta di creatura aliena ritrovata nella laguna di Trenque Lauquen. Ma sono tutte false piste, o meglio tracce di accadimenti che porteranno ad una possibile versione del mistero accaduto. Tra un’atmosfera alla Twin Peaks e impossibili finzioni borgesiane, Trenque Lauquen è un saggio monumentale e binario sulla percezione e sullo sguardo sul mondo femminile. La fuga di Laura è infatti osservata nella prima parte dai maschi che la vogliono ritrovare prima di tutto per un elementare sé; e nella seconda parte dalle donne che quasi la vogliono lasciare andare dove e come vuole. Possessione versus libertà. Soffocamento versus aria da respirare.

Una prima parte “maschilista” cupa, tesa, ingrugnita; una seconda parte “femminista” modello minuetto, libertaria e surreale, vagamente metafisica. Certo, Trenque Lauquen è realmente un film femminista nel suo complesso: cesura in certi momenti feroce e in altri divertita su come gli uomini non sappiano, e non capiscano granché dell’emozionalità, del sentimento e del senso politico dell’essere nel mondo, di una donna. A livello stilistico Citarella, che ha scritto il film con l’attrice Laura Paredes, colei che interpreta la misteriosa fuggiasca, sciorina ogni possibile soluzione perlustrativa con la macchina da presa: utilizzando panoramiche lente o succinti piani sequenza nella prima parte; appoggiandosi moltissimo alle fonti sonore e di dialogo nella seconda. Infine a Trenque Lauquen non manca mai una cosa: il senso e il piacere della sorpresa, il continuo rilanciare oltre quello che si dà – narrativamente e culturalmente – per scontato. Un antidoto cinematografico all’odierna ripetitiva idea di serialità con un cinema che sembra camuffarsi con il senso più alto della serialità stessa. Distribuito con estremo coraggio da Exitmedia.