“Lo slogan elettorle di Giorgia Meloni ‘Dio, patria e famiglia’? Sono tre pezzi indubbiamente importantissimi. Il Padreterno si rifà a Cristo e quindi sull’accoglienza non scherza. È una delle indicazioni più chiare: ero straniero e mi avete ospitato. Non è che parla di quote. Anche la patria è importante, perché è appartenenza, ma quando diventa nazionalismo, è molto pericoloso“. Sono le parole del cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei e arcivescovo di Bologna, intervenendo a Otto e mezzo (La7).
E aggiunge: “I rapporti tra questi capisaldi devono essere sempre visti molto bene, perché in caso contrario è pericoloso. Sono tutti e tre principi importanti, il problema è come li viviamo“.
Zuppi viene poi incalzato dal giornalista Paolo Mieli su due tappe della sua missione come inviato di Papa Francesco per promuovere la pace tra Russia e Ucraina. Si tratta del viaggio del presidente della Cei prima a Kiev e poi negli Usa, dove lo scorso luglio ha incontrato il presidente americano Joe Biden: uno degli argomenti del colloquio è stato il rimpatrio dei bambini ucraini portati in Russia nel corso dell’invasione dell’Ucraina.
“Le risulta che uno di quei bambini sia tornato a casa?”, chiede Mieli.
“Sì – risponde Zuppi – il lavoro continua tra l’autorità ucraina e quella russa. Il problema più difficile è ritrovare le famiglie dei bambini”.
“Ma sono tornati quei bambini in Ucraina? – ripete Mieli, che non appare convinto – Guardi che domani può arrivare la smentita di Zelensky“.
“Sì, alcuni bambini sono tornati – ribadisce il religioso – Il vero problema è il ricongiungimento con le famiglie di origine. Si sta facendo un grande lavoro sul ritrovare le famiglie e su questo l’autorità ucraina e quella russa, seppure con molta lentezza, stanno lavorando“.