Secondo l’Antitrust, "il Professionista nella distribuzione e commercializzazione del prodotto denominato 'Hot Chip Challenge', attraverso il richiamo ad una 'challenge', ovvero attraverso il claim 'quanto riuscirai a resistere senza correre a bere qualcosa che spenga questo incendio?'"
I video su TikTok sono tanti: si vedono dei ragazzi che mangiano una patatina e poi stanno male. La patatina in questione viene veduta in una confezione a forma di bara. È definita “la più piccante al mondo” e il produttore invita proprio a una “sfida”, ovvero a mangiarla e resistere il più possibile senza bere e senza mangiare. Una sfida pericolosa: lo scorso 5 settembre un ragazzino di 14 anni del Massachusetts è morto dopo averla mangiata. Benché non ci sia ancora l’ufficialità che a causare il suo decesso sia stato lo snack speziato, la famiglia si dice certa che le cose siano andate effettivamente così. Lo riportano i media locali, incluso il New York Post. Ora l’Antitrust ha avviato un procedimento proprio sulla patatina super piccante a forma di bara, chiamata “Hot Chip Challenge“. Lo rende noto l’Unione Nazionale Consumatori in qualità di associazione segnalante. “Dopo il ministero della Salute che ha assegnato ai carabinieri del Nas il compito di indagare sulla patatina, ora è la volta dell’Antitrust che ha accolto in pieno le nostre tesi. Una battaglia importante che stiamo facendo considerato che la patatina è venduta liberamente, anche ad adolescenti, come se fosse una sfida”, afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unc. Secondo l’Antitrust, “il Professionista nella distribuzione e commercializzazione del prodotto denominato ‘Hot Chip Challenge’, attraverso il richiamo ad una ‘challenge’, ovvero attraverso il claim ‘quanto riuscirai a resistere senza correre a bere qualcosa che spenga questo incendio?’, avrebbe sfruttato l’elemento della sfida e della relativa pericolosità come leva per accrescere l’attrattività del prodotto, e di conseguenza delle vendite, in modo da indurre i consumatori (specie, minori adolescenti) a trascurare le normali regole di prudenza e vigilanza”. E si legge ancora nella nota della Unc: “Una condotta connotata da profili di particolare pericolosità in considerazione della giovane età, comunque adolescenziale, dei potenziali acquirenti ovvero in considerazione della risonanza che la stessa sfida è in grado di avere attraverso la massiccia diffusione sui social media”, che “potrebbe integrare una fattispecie di pratica commerciale scorretta in violazione del Codice del Consumo“. Il procedimento, ricorda infine Unc, riguarda la società Davès s.r.l., in qualità di distributore in Italia del prodotto denominato ‘Hot Chip Challenge’ della società Hot-Chip s.r.o. con sede legale nella Repubblica Ceca.