L’8 aprile scorso ha vinto contro il governo dell’Albania una causa per danni da 135 milioni. Oggi, non avendo ottenuto il risarcimento, l’ha pignorata “anche presso terzi” per la stessa cifra: tra questi il governo italiano, che ora potrebbe dover fermare l’accordo sul trasferimento degli immigrati a Tirana. Protagonista di questa inusuale iniziativa legale è Francesco Becchetti, imprenditore italiano al quale dopo anni di traversie giudiziarie sono stati riconosciuti i danni per la vicenda della chiusura della tv albanese Agon Channel. Tramite i suoi legali, Becchetti “ha provveduto a notificare atto di pignoramento nei confronti della presidenza del Consiglio e nei confronti di tutti i ministeri del governo italiano affinché vengano pignorate tutte le somme che il Governo italiano si è impegnato a versare al governo albanese sulla base del protocollo del 6 novembre”.

Dopo un decennio di guerre legali, a inizio aprile l’Albania aveva definitivamente perso la causa per la revisione del lodo arbitrale che ha riconosciuto all’unanimità a Francesco Becchetti e ad altre persone un risarcimento danni da 135 milioni. La somma è enorme: equivale allo 0,75% del Pil di Tirana che nel 2022 ha raggiunto i 16,2 miliardi. La vertenza riguarda Agon Channel, un’emittente tv di Tirana con 500 dipendenti della quale Becchetti era il proprietario, lanciata in Albania ad aprile 2013. Per aver trasmesso critiche all’allora primo ministro albanese Edi Rama, al suo governo e ad altri politici, il canale fu chiuso a ottobre 2015 dopo che Becchetti e sua madre, Liliana Condomitti, furono accusati ingiustamente di riciclaggio. I beni di Becchetti furono congelati, venne emesso un mandato di arresto internazionale e ne fu richiesta l’estradizione. A ottobre 2015, Becchetti fu posto sotto arresto a Londra ma a luglio 2016 la Corte penale di Westminster rigettò il mandato di estradizione, definendo le prove albanesi “totalmente fuorvianti”.

A respingere le richieste dell’Albania è stato l’Icsid di Washington, il Centro internazionale per il regolamento delle controversie sugli investimenti che fa parte del gruppo della Banca mondiale. Per l’Icsid i mandati di arresto emessi dal governo di Rama contro Becchetti e l’amministratore di Agon, Mauro De Renzis, accusati di evasione fiscale, falsificazione di documenti, appropriazione indebita e riciclaggio, erano motivati dalle critiche di Agon al governo albanese e che la chiusura della tv fu il culmine di una campagna politica contro Becchetti. I tribunali di Londra hanno stabilito che Tirana ha abusato del procedimento giudiziario. Dopo che l’Albania non è stata in grado di giustificarli, l’Interpol ha ritirato i mandati di arresto contro Becchetti e De Renzis.

Ad aprile scorso così il lodo del 2019 era divenuto definitivo e il governo albanese doveva versare 120 milioni a Becchetti e agli altri attori della vicenda. Becchetti ha commentato: “Rama e il suo governo hanno messo in atto contro di me una delle peggiori persecuzioni politiche della storia contemporanea europea e hanno sconvolto la vita della mia famiglia. Mi aspetto Giorgia Meloni intervenga immediatamente finché Rama e il suo governo non interromperanno immediatamente la persecuzione e pagheranno i danni dovuti”.

Dopo la decisione di pignorare il governo italiano, Becchetti ha dichiarato che “il lodo che mi assegna a titolo di risarcimento l’importo di 135 milioni di euro è definitivo, vincolante, esecutivo e ha la stessa efficacia di una sentenza definitiva resa all’interno dello Stato. Ciò nonostante, da ormai quattro anni il governo Rama si rifiuta di adempiere a quanto stabilito dalla sentenza del Tribunale Icsid della Banca Mondiale, istituito dalla Convenzione di Washington del 1965. Al di là del personale parere – continua Becchetti – sull’opportunità per il Governo italiano di siglare un accordo con il governo albanese che ha dato in passato e continua a richiamare oggi l’attenzione internazionale per lo scarso rispetto delle normative sui diritti umani, stupisce come il governo italiano non abbia ancora adottato nei miei confronti, in qualità di cittadino italiano vittima di gravi violazioni dei diritti umani, la dovuta protezione diplomatica come previsto dalla Convenzione Icsid. Ricordo le parole di Meloni: ‘…è finita l’Italia che si accanisce contro chi rispetta le regole e che fa finta di non vedere chi le viola…!'”, ha concluso l’imprenditore.

Ora si apre un problema per Giorgia Meloni: l’accordo siglato a inizio novembre con il primo ministro albanese Edi Rama prevede l’apertura e la gestione di due centri di detenzione e rimpatrio per migranti in Albania che saranno completamente a carico dall’Italia. Roma dovrebbe versare a Tirana un anticipo di 16,5 milioni per realizzare le due strutture nel porto di Shengjin e nel villaggio di Gjader. L’intera gestione delle strutture sarà in capo all’Italia che dovrà inviare in Albania funzionari e dipendenti. L’accordo resterà in vigore per cinque anni rinnovabili per altri cinque. Ma l’iniziativa di Becchetti rischia di scompaginare pesantemente le carte nei rapporti tra il governo Meloni e quello Rama.

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