Nel 2005 creò un imbarazzo palpabile a Porta a porta quando, in un dibattito sulle violenze di genere, rivelò di aver subito una molestia sessuale da parte di una donna. Si tratta di Roberto Castelli, all’epoca ministro leghista della Giustizia del governo Berlusconi ter, che, ospite nel talk show di Bruno Vespa davanti a milioni di telespettatori disse in diretta: “Anche gli uomini possono essere oggetto di violenza da parte delle donne. Nel ’93 una donna si è avventata su di me, mi ha strappato la camicia ma io, che ero più forte, sono riuscito ad allontanarla. Quindi posso capire il senso di frustrazione”.
Anna Serafini, dirigente dei Ds e moglie di Piero Fassino, anche lei ospite in studio, gli accreditò pubblicamente solidarietà, scatenando a sinistra una ridda di polemiche.

A distanza di 18 anni, Castelli, stavolta nelle vesti di ex militante leghista, si ritrova nuovamente a discettare di abusi a danno delle donne e di femminicidi nella trasmissione L’aria che tira (La7), dove si è reso protagonista di un acceso alterco con la portavoce dei Giovani verdi, Benedetta Scuderi.
Il tema del dibattito è la tragedia di Giulia Cecchettin, uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta. Dopo un primo concitato scontro tra la deputata e il vicedirettore de La Verità, Francesco Borgonovo, Castelli si allinea alla narrazione di buona parte della destra italiana, contestando il concetto di patriarcato e inanellando una serie di semplificazioni.

“Intanto la vostra narrazione non è vera – accusa Castelli – l’Italia è solo quartultima tra i paesi con più femminicidi. Ricordo che per l’omicidio, in cui quindi incluso il femminicidio, in Italia è previsto l’ergastolo. Quale pena superiore vogliamo dare?“.
Poi passa in rassegna tutte le donne che sono ai vertici della politica e dell’economia, da Meloni a Lagarde, e aggiunge: “Francamente io questo grande predominio dei patriarchi maschi bianchi lo vedo molto, molto più edulcorato rispetto al passato”.

Scuderi commenta con un vaffa silenzioso, ma il climax della sua indignazione si raggiunge quando Castelli afferma: “Poi, va bene, le donne vengono uccise ma ricordo che sono la metà dei maschi che vengono ammazzati. Ma i maschi per lei non contano nulla, signora?“.
Gelo imbarazzato in studio col conduttore David Parenzo che chiede al suo ospite cosa voglia dire. Castelli ribadisce: “I maschi vengono uccisi con una percentuale doppia rispetto alle donne. Questo non è un problema? Bisogna combattere tutti gli omicidi”.

“Ma lei è stato davvero ministro della Giustizia?”, insorge Scuderi.
“I fatti sono questi – ribatte Castelli – Siamo in una società che sta raggiungendo la parità. La narrazione che fate non corrisponde alla realtà”.
Scuderi risponde ironicamente: “Vorrei ringraziare un uomo cis di mezza età, se non di più, che mi dice quali sono i miei diritti, quello che posso fare e quello che ho raggiunto. La ringrazio veramente tanto per avermi insegnato cosa rappresenta il femminismo e per cosa devo combattere”.

Poi si sofferma sul merito delle accuse dell’ex ministro bossiano: “Mi dispiace molto che un ex ministro della Giustizia non sappia riconoscere la fattispecie di un reato. Lo scopo del femminicidio è uccidere una donna in quanto donna“.
Per me gli esseri umani sono tutti uguali – replica Castelli – Per me c’è la parità dei sessi”.
Scuderi controbatte: “Ma lei era ministro della Giustizia o del mercato rionale? Il femminicidio è una fattispecie di reato che è stato introdotto per riuscire a prevenire il crescente numero di uccisioni delle donne. Un uomo non viene ucciso in quanto uomo. Questo non vuol dire giustificare quell’omicidio – conclude – o che non ci dispiace o che non dobbiamo prevenire la violenza in generale. Vuol dire che ci sono due diverse fattispecie di reato e che lei, come ex ministro della Giustizia, non può non conoscere. Quindi, sta solo strumentalizzando la questione“.

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