“Il Transgender Day of Remebrance, il 20 novembre di ogni anno, è il giorno delle persone trans. È il giorno nostro. Per commemorare le persone che non ci sono più perché persone transfobiche le hanno uccise o perché una società che non le prevede ha tolto loro la vita”, mi dice la mia amica Isabella. “Dovrebbe arrivare il giorno in cui non fosse più necessario commemorare le persone uccise, ma purtroppo ancora non è arrivato. Quando sono stata aggredita sessualmente qualche anno fa è solo stato un caso che non sia stata uccisa. Mi domando sempre: se fosse successo prima del mio intervento di affermazione di genere e l’aggressore sotto la gonna avesse trovato ciò che non si aspettava, sarei ancora qui oggi?”.
Il progetto di ricerca Trans Murder Monitoring (Tmm) di Tgeu (Transgender Europe) monitora, raccoglie e analizza sistematicamente le segnalazioni di omicidi di persone trans e di genere diverso in tutto il mondo. Secondo i dati raccolti, dal 1 ottobre 2022 al 30 settembre 2023, sono state uccise 320 persone trans.
“Io li chiamo i dati macabri – mi dice l’attivista e amica Eva Sassi Croce – ma proprio questi dati macabri restituiscono delle informazioni che dovrebbero spingere a realizzare azioni di contrasto. Per questo il TDoR non è solo la giornata della conta, ma è anche una giornata di rivendicazione politica. Nell’associazione Nudm noi li chiamiamo transicidi, perché sono persone assassinate esclusivamente in quanto persone trans, non per altri motivi. Chiamarli quindi con una parola che esprime in maniera chiara di cosa si parla è essenziale. Negli Stati Uniti vengono fatte fiaccolate e le persone uccise vengono nominate una a una. A me questa cosa lascia un po’ perplessa perchè sappiamo benissimo che questi numeri sono quelli conosciuti, ma esiste tutto un non denunciato e non conosciuto che riguarda la violenza esercitata nei confronti delle persone trans che non rende giustizia all’ingiustizia”.
È evidente che la violenza riguardo le persone transgender è ampia e complessa. Il TDoR ricorda tutte le vittime, quelle che rientrano nei dati raccolti e anche quelle che restano nascoste dietro le violenze più ampie di una società patriarcale. Ma riflettendo sui dati del TMM una cosa risulta evidente: la transfobia uccide soprattutto le donne trans. Delle 320 persone uccise quest’anno, il 94% sono donne. E, di questo 90%, l’80% sono donne razzializzate. Questo punto di incidenza in cui si incontrano le rette del razzismo, della misoginia e della transfobia è esattamente il punto in cui ci si dovrebbe fermare a riflettere.
La maggior parte delle vittime è giovane: hanno tra i 19 e i 25 anni. Brianna Ghey, uccisa in Gran Bretagna l’anno passato, aveva solo 16 anni. Ne avrebbe compiuti 17 la settimana scorsa. Era al parco ed è stata pugnalata a morte da un ragazzino e una ragazzina. Aveva un anno più di mia figlia. Volete sapere come sono state uccise le altre persone?
A 164 hanno sparato, 66 sono state pugnalate, 35 sono state picchiate a morte, 11 sono state strangolate. A 9 sono passati sopra con una macchina, 8 sono state torturate a morte, 7 sono state bruciate e altre 7 lapidate, 5 sono state decapitate e altre 5 soffocate. A 2 hanno tagliato la gola.
Dobbiamo combattere il fatto che, come scrive Fabrizio Acanfora, ci sia una maggioranza che detiene il potere di decidere chi può far parte della società a pieno titolo e chi no. Per questo servono le leggi contro l’odio omolesbobitrasfobico. Quelle leggi che in Italia mancano e la cui assenza ci pone agli ultimi posti dopo l’Ungheria, la Bosnia, la Repubblica Ceca, la Macedonia del Nord e il Kosovo per la difesa dei diritti umani. Non solo: l’Italia è il paese, in Europa, che uccide più persone transgender insieme alla Turchia. Non sono dati irrilevanti.
Sono passati 24 anni dalla prima veglia, dal primo TDoR, in ricordo di una donna transgender assassinata. Si chiamava Rita Hester. Rita non solo fu uccisa, ma fu anche derubata della sua identità perché dopo la sua morte fu chiamata al maschile. Questa è una pratica comunissima in Italia e anche questo dipende dall’essere uno Stato senza una legge che tuteli le persone. A nemmeno un migliaio di chilometri da noi, in Spagna, esistono ben tre leggi che tutelano l’identità di una persona, da viva e da morta. È ora che si capisca qual è la parte giusta del mondo e quella che invece va combattuta.