Una maxi-truffa sul Bonus cultura per i neo-diciottenni è stata scoperta dalla Procura di Trieste. Riguarda almeno un migliaio di giovani, anche se in tutta Italia sono aperte altre indagini e il fenomeno potrebbe rivelarsi molto più vasto. Secondo l’accusa, i responsabili del raggiro si facevano consegnare da ignari diciottenni i dati anagrafici, con i quali creavano falsi Spid e accedevano al Bonus attraverso l’app “18app”: il sostituto Piero Montrone ha aperto un fascicolo per truffa informatica pluriaggravata ai danni del ministero della Cultura e finora i carabinieri hanno individuato 620 vittime in tutto il Paese.
Il bonus, di cinquecento euro pro capite, serve per per acquistare libri, servizi e materiale didattico. Per utilizzarlo i neo-diciottenni devono registrarsi tramite Spid o carta d’identità elettronica al sito ufficiale www.18app.italia.it. Gli autori della truffa sono riusciti, in una prima fase, a individuare un vasto numero di diciottenni da contattare: poi si sono spacciati (soprattutto via web) per “facilitatori” della procedura che avrebbe consentito di ottenere il buono. In altri casi, invece, si sono presentati come impiegati di uffici anagrafe comunali chiedendo una verifica dei documenti. Ottenuti così i dati di cui avevano bisogno, attivavano false identità Spid a nome dei giovani truffati, naturalmente usando un provider diverso da quello del vero utente, con cui effettuavano accessi abusivi alla app. Poi effettuavano acquisti da ditte controllate da complici, che fornivano solo in apparenza i servizi e il materiale culturale indicato.
Siccome formalmente la procedura appariva regolare, la società incaricata dal ministero della Cultura ha effettuato la validazione, dando corso ai pagamenti attraverso bonifici. I soldi – in totale quasi trecentomila euro – sono confluiti su un conto corrente di una banca con sede a Trieste, sequestrato d’urgenza dal pm bloccando 160mila euro prima che fossero fatti sparire. “Dalle indagini emerge che il fenomeno delittuoso sia molto più esteso di quanto finora emerso, tanto che indagini analoghe a quella di Trieste sono state aperte da altre Procure”, spiega il procuratore Antonio De Nicolo. E lancia un appello: “I diciottenni diffidino di siti internet non ufficiali e di persone che – con varie scuse o spacciandosi per pubblici impiegati – richiedano loro documenti o dati sensibili o si prestino come facilitatori per l’ottenimento del bonus. È bene affidarsi alle sole indicazioni fornite dal sito ufficiale del ministero”. Per scongiurare del tutto la possibilità di truffe, il procuratore auspica poi “l’istituzione di un coordinamento efficace tra tutti i provider di Spid accreditati, in modo che non sia mai possibile ottenerne più d’uno, semplicemente contattando i vari fornitori”.