Lei attacca il patriarcato, in molti l’accusano – falsamente – di satanismo quando indossa solo una felpa di Thrasher, una delle più note riviste mondiali di skate con sede a San Francisco. L’ultimo delirio social – che ha coinvolto anche un consigliere regionale in Veneto, Stefano Valdegamberi, ex leghista eletto con la lista Zaia Presidente e poi passato al Misto – ha colpito Elena Cecchettin, sorella di Giulia, la giovane 22enne uccisa sabato 11 novembre e ritrovata una settimana dopo tra Piancavallo e il lago di Bracis.
Durante un intervento nella trasmissione Dritto e Rovescio, su Rete 4, Cecchettin ha indossato la felpa nera Skategoat di Thrasher, magazine per skaters fondato oltre 40 anni fa da Eric Swenson e Fausto Vitello. Nel logo compaiono la scritta 666 e un pentacolo con due ruote da skate: quanto è bastato per scatenare migliaia di commenti sui social contro la sorella della vittima che durante il suo intervento aveva lanciato un accorato appello a denunciare la “cultura dello stupro” e i “figli sani del patriarcato”, parlando del femminicidio come un “delitto di potere”.
Per molti, però, il potente messaggio è passato in secondo piano rispetto alla libera scelta nell’abbigliamento. Nel tritacarne social è appunto finita la felpa di Thrasher. Tra coloro che hanno attaccato Elena Cecchettin c’è stato anche il consigliere regionale del Veneto Stefano Valdegamberi, ex leghista di lungo corso: “Mi sembra un messaggio ideologico, costruito ad hoc, pronto per la recita. E poi quella felpa con certi simboli satanici aiuta a capire molto…”. Non contento ha rincarato la dose con un messaggio tra il criptico e il complottardo: “Spero che le indagini facciano chiarezza. Società patriarcale? Cultura dello stupro? Qui c’è dell’altro. Fossi un magistrato partirei da questa intervista la quale dice molto…. e non aggiungo altro”.