Venerdì 17 novembre, per la prima volta, la temperature media della terra è risultata di 2 gradi centigradi superiore ai valori antecedenti la rivoluzione industriale. Una soglia importante che, semplificando, fa da spartiacque tra un surriscaldamento globale considerato relativamente gestibile e cambiamenti che si annunciano più catastrofici ed imponderabili. Per intenderci, oltre i due gradi è prevista la totale scomparsa delle barriere coralline, un incremento di oltre il 60% delle superfici colpite da incendi, un crollo della resa delle coltivazioni agricole. La rilevazione che fa scattare l’allarme rosso è emersa da una serie di dati prodotta dal Centro europeo per le previsioni meteorologiche a medio termine (ECMWF) . “La nostra stima è che questo sia stato il primo giorno in cui la temperatura globale è stata di oltre 2°C al di sopra dei livelli del 1850-1900 (o preindustriali), ovvero 2,06°C”, ha affermato domenica Samantha Burgess, vicedirettrice del Copernicus Climate Change Service, in un post su X.
Final numbers out from @CopernicusECMWF for the 17 Nov temperature anomaly at
2.07°C above preindustrial and
Provisional data for 18th Nov at
2.06°C above preindustrial
Now two Nov 2023 days where global temperature exceeded 2°C in ERA5
????????????????????????????❤️❤️❤️????#COP28 https://t.co/Cc0PK3K9FW
— Dr Sam Burgess ???????????? (@OceanTerra) November 20, 2023
Superare la soglia per un solo giorno non è di per se un grave problema ma potrebbe essere l’inizio di una serie (già i dati preliminari indicano che anche sabato 18 il limite sarebbe stato infranto). Senza dubbio è l’ennesimo segnale di un’accelerazione del surriscaldamento globale. Realisticamente parlando quasi nessuno considera più raggiungibile l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura media globale entro gli 1,5 gradi, come ci si era prefissi con gli Accordi di Parigi del 2015. Il 2023 si avvia ad essere, con sempre maggiore probabilità, l’anno più caldo di sempre mentre il solo mese di settembre si è già aggiudicato questo primato. A partire dallo scorso maggio questo record viene aggiornato mese dopo mese. È vero che il 2023 è stato caratterizzato anche dalla ripresa del fenomeno di El Niño nell’Oceano Pacifico tropicale che contribuisce al riscaldamento ma gli scienziati sono concordi sul fatto che questo sia solo un elemento di rafforzamento di una tendenza ben delineata e riconducibile alle attività umane. Tra 10 giorni a Dubai si aprirà la Cop28, conferenza internazionale sul clima in cui i paesi cercheranno di concordare nuove strategie per contrastare la deriva ambientale.
Il monito dell’Onu – Con gli attuali impegni sul clima assunti dai paesi di tutto il mondo il pianeta è su una traiettoria di riscaldamento catastrofico da 2,5 a 2,9 gradi entro il 2100. Lo rivela un rapporto del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep), pubblicato prima dell’inizio del vertice Cop28. “Il rapporto di oggi sul divario delle emissioni mostra che, se non cambia nulla, nel 2030 le emissioni saranno di 22 miliardi di tonnellate superiori a quelle consentite dal limite di 1,5 gradi. Si tratta più o meno del totale delle attuali emissioni annuali di Usa, Cina e Ue messe insieme”, ha detto il segretario generale, Antonio Guterres. “Il rapporto mostra che il divario delle emissioni è più simile a un canyon – ha aggiunto – Le emissioni di gas serra hanno raggiunto massimi storici, un aumento dell’1,2% rispetto allo scorso anno”. Guterres ha ha concluso affermando che ai cruciali colloqui della Cop28 a Dubai si deve delineare “un’azione drastica sul clima, ora”, e ha avvertito che “siamo fuori strada” sul riscaldamento globale. “I leader del mondo non possono andare oltre”, ha proseguito, denunciando un “fallimento della leadership, un tradimento dei più vulnerabili e un’enorme opportunità mancata”.