Secondigliano, Casavatore, Arzano, Mugnano, Scampia: nomi di luoghi che conosce solo chi ci è nato ma che nel 2004 riempirono le pagine della cronaca nera. In uno di questi posti dimenticati da Dio e purtroppo, a lungo, anche dalle istituzioni, il 21 novembre del 2004 venne barbaramente uccisa Gelsomina Verde, vittima della camorra. In quei mesi si stava consumando una delle peggiori guerre tra clan, i Di Lauro e gli Amato-Pagano, nel quartiere delle “vele”. Lei in quel posto maledetto ci era nata ma aveva fatto scelte diverse.
Lavorava come operaia in una fabbrica, e spesso andava in carcere come volontaria. Aiutava i bambini con il doposcuola, nella speranza di strapparli alle vite violente a cui sembravano destinati. Non era una dentro al “sistema” ma si era invaghita di uno di loro. Si era innamorata di un tale Gennaro Notturno, ma poi aveva scelto di lasciarlo. Una relazione brevissima. Gelsomina Verde conosceva i suoi aguzzini, con loro aveva condiviso un quartiere segnato dalla scia rossa di sangue della prima faida di Scampia. Fu un suo amico a portarla all’appuntamento con i suoi assassini. Il suo truce delitto è rimasto irrisolto per quasi 20 anni. Lo scorso luglio, sono stati finalmente arrestati quelli che, secondo gli investigatori, sarebbero i presunti sicari: Luigi De Lucia e Pasquale Rinaldi detto o’ vichingo, portati in carcere con l’accusa di omicidio aggravato dalla premeditazione e dal metodo mafioso.
Il capo della Mobile Alfredo Fabbrocini ha dichiarato che sono arrivati a individuare i presunti assassini grazie alle dichiarazioni di tre collaboratori di giustizia, tra cui lo stesso Gennaro Notturno, le cui parole sono state “univoche e concordanti”. Condanne e ruoli ancora da stabilire ma per questo omicidio “moralmente sono tutti colpevoli, è responsabile l’intero gruppo criminale”, queste le parole di Fabbrocini. “Dove sta ‘o Saracino? Dove si nasconde?”: le fu chiesto ossessivamente quel giorno perché Notturno era finito da tempo sulla black list dei Di Lauro, nel momento stesso in cui aveva deciso di separarsene. Ma l’uomo era introvabile e per questo decisero di sequestrare la ragazza. L’ordine era di farla parlare e poi di ammazzarla comunque. Mina conosceva gli assassini che la uccisero nel peggiore dei modi. Fu sequestrata, picchiata, forse stuprata, torturata e poi lasciata in un’auto dove il suo corpo venne infine bruciato per cancellare ogni traccia dello scempio inflittole.
Nel 2008 Cosimo Di Lauro fu condannato all’ergastolo per l’omicidio di Gelsomina, nel 2010 fu assolto dall’accusa di essere il mandante. Lo stesso, pur non ammettendo la responsabilità del delitto, ha risarcito la famiglia della ragazza con una somma di trecentomila euro. Il destino agghiacciante della ragazza di Scampia è stato raccontato nel film “Gomorra” ispirato dal romanzo di Roberto Saviano e anche nella prima stagione della serie omonima. Il regista napoletano Massimiliano Pacifico le ha dedicato un film, “Gelsomina Verde”. Per il suo assassinio erano stati già condannati Pietro Esposito che portò la ragazza all’appuntamento con i suoi killer e Ugo De Lucia, quale esecutore e ideatore del delitto.