La rete D.i.Re dei centri antiviolenza è “profondamente preoccupata”. Per il M5s “Valditara deve dare spiegazioni”. Il Pd la definisce una mossa “squallida e sconcertante”. Di fronte a un Paese ancora sconvolto per la morte della 22enne Giulia Cecchettin, ennesima vittima di femminicidio, il governo si prepara a lanciare il suo piano per l’educazione affettiva nelle scuole. Ma alla vigilia del lancio ufficiale, a finire sotto accusa è il consulente e coordinatore nominato dal ministro dell’Educazione Alessandro Amadori. Che, oltre a essere spin doctor del ministro, è anche autore del saggio “La guerra dei sessi” (2020), all’interno del quale – come scritto a fine settembre da il Fatto quotidiano e oggi da il Domani – si arriva a sostenere che la violenza maschile è effetto della perdita di potere degli uomini, dovuta a una presunta tendenza delle donne a “castrare” gli uomini. Una tesi molto cara alla destra e che, è la denuncia, va nella direzione opposta di quella che dovrebbe essere l’educazione nelle classi in un momento così difficile. Il tutto mentre il presidente del Tribunale di Milano Roia rivela che si è abbassata l’età di chi commette i reati contro le donne e il 40% ha meno di 35 anni.
Il ministro Valditara in tutto questo si rifiuta di vedere “inopportunità” e anzi ha bollato come “squallide” le polemiche delle ultime ore. Amadori dal canto suo, interpellato dall’agenzia Ansa, non solo ribadisce che “non si dimette se non c’è una richiesta del ministro Valditara”. Ma anche nega che nel libro ci sia “un intendimento anti femminile“. In sintesi, ha ripetuto, la colpa è di chi lo critica perché “non ha capito il senso del libro”. Perché il suo obiettivo sarebbe quello “di arrivare a una nuova alleanza tra i generi”. Eppure il testo lascia spazio a pochi fraintendimenti e a essere contestato è un passaggio specifico del libro, scritto insieme a Cinzia Corvaglia, ovvero il capitolo “Il diavolo è anche donna”. Si legge: “Parlando di male e di cattiveria, dovremmo concentrarci solamente sugli uomini? Che dire delle donne? Sono anch’esse cattive? La nostra risposta è ‘sì’, cioè che anche le donne sanno essere cattive, più di quanto pensiamo”. Oggi Amadori tenta l’autodifesa: il capitolo “vuole con un’iperbole dire che l’aggressività non è solo maschile ma anche femminile”, dice all’Ansa. “Non possiamo rappresentare gli uomini tutti cattivi e le donne come tutte buone”. Una frase che, detta dall’esperto mentre sono 106 le vittime di femminicidio dall’inizio dell’anno, non può che destare preoccupazione. Ma non solo. Lo stesso Amadori ammette: “Ci potrebbe essere il rischio” che questa teoria possa giustificare le violenze sulle donne e “sarà mia cura di fare di tutto per evitarlo”.
Ma per spegnere le polemiche non bastano certo le intenzioni. Per questo, mentre Amadori dice di non aver nessuna intenzione di fare passi indietro, a lanciare l’allarme sono le esperte che lavorano in prima linea nella prevenzione alla violenza maschile contro le donne. “Già eravamo perplesse davanti alle dichiarazioni di portare influencer nelle scuole”, ha commentato Antonella Veltri, presidente D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza. Ora si apre anche il caso Amadori: “La sua competenza è aver scritto un libro sostanzialmente sessista e misogino, nel quale parla di un complotto contro gli uomini, la Ginarchia, gestito da donne bisognose di sopraffazione e di umiliazione degli uomini”, continua. “Se questi sono i presupposti per lavorare sul cambiamento culturale nelle scuole, dovremo aspettarci significativi passi indietro nella nostra società e situazioni di pericolo sempre crescenti per le donne. Riteniamo che la proposta del ministro Valditara sia rischiosa e che debba tornare su questa decisione, coinvolgendo – finalmente – i centri antiviolenza che da decine di anni stanno facendo argine, conoscono il fenomeno e sanno come affrontarlo nei vari contesti”.
A muoversi ora sono anche le opposizioni, dal Pd al M5s fino ad Alleanza Verdi Sinistra. Che chiedono al ministro di prendere posizione. “Valditara ha il dovere di fornire tutte le dovute spiegazioni”, hanno scritto in una nota gli esponenti M5s in commissione Cultura alla Camera Antonio Caso, Anna Laura Orrico, Gaetano Amato e Susanna Cherchi. “Abbiamo chiesto una informativa in aula, e ci aspettiamo che il ministro risponda celermente. In un momento storico come quello che stiamo vivendo, con il fenomeno dei femminicidi che assume ogni giorno di più i contorni di una vera e propria strage, chiunque si accosti a questo argomento non può portare con sé le ombre di teorie bislacche e pericolose. E questo vale tanto più se si riveste un ruolo istituzionale pagato decine e decine di migliaia di euro con i soldi dei contribuenti”. Stessa linea anche per i dem: “Per Valditara”, ha scritto su Twitter la deputata Ilenia Malavasi, “chiedere spiegazioni sull’incarico ad Amadori è una polemica squallida? Per noi è squallido e sconcertante affidare un progetto sull’educazione affettiva a chi giustifica la violenza contro le donne”. Così come la senatrice di Alleanza Verdi e Sinistra Ilaria Cucchi: “Il governo Meloni non finisce mai di stupire, ovviamente in negativo. L’ultima perla dal ministro Valditara, che ha scelto uno dei massimi esperti negazionisti della violenza di genere come coordinatore del progetto che riguarda l’educazione alle relazioni nelle scuole”. Per Cucchi il problema è che “il prof. Alessandro Amadori, non solo sostiene tesi cospirazioniste sul tentativo delle donne di dominare i maschi e nega la violenza di genere, ma non è neanche minimamente esperto di questi temi. Le ipotesi sono due: o si è trattato dell’ennesimo errore colossale, perché la destra e il ministro dell’Istruzione non conoscono bene di chi stiamo parlando; oppure il contrario, la destra e il ministro Valditara conoscono bene Amadori, visto che è una nomina politica, e ne condividono le idee. Complimenti per la scelta azzeccata, la destra che parla sempre di merito alla fine fa scelte basate solo ed esclusivamente sulle appartenenze politiche“.
Quella di Amadori non è una nomina fresca. Già dal novembre 2022 è stato scelto come “esperto ad alta qualificazione” del Ministero dell’Istruzione e del Merito, con il compito di coordinare il progetto di educazione affettiva nelle scuole. Un compito che, dicono le opposizioni, è “incompatibile” con le sue idee. Posizioni che, leggendo gli stralci del libro, sono molto chiare: “Eravamo partiti dalla cattiveria maschile, indagando in particolare il femminicidio, e strada facendo ci siamo accorti che questo crimine, nella sua inaccettabile brutalità, è in qualche modo il contraltare di una sostanziale fragilità psichica maschile”, ha scritto lo psicologo e ora consulente di Valditara. E, come se non si fosse già abbastanza spiegato, insiste: “Una piccola ma appariscente popolazione di donne approfitta di questa tendenza maschile alla sottomissione e ne fa una vera e propria fonte di business“. Gli autori, come si legge nella sintesi di presentazione del testo, si fanno portavoce di una vera e propria teoria al limite del complottismo: “La tesi in questione è che a breve comincerà una vera e propria guerra dei sessi, il cui esito potrebbe essere una società non più patriarcale ma ginarchica. L’ipotesi non è solo fantapolitica, ed è uno dei possibili esiti dello scontro fra il maschile e il femminile. Scontro che in realtà è già iniziato e che ciascun genere sessuale combatte con le armi della propria specifica cattiveria. Che il principio maschile nella società sia in via di demolizione è ormai chiaro”. Frasi che rendono almeno discutibile la decisione di metterlo a capo di un progetto sull’educazione all’affettività nelle scuole e a maggior ragione in un momento storico in cui la politica invoca la necessità di una maggiore sensibilizzazione tra i più giovani. Ma non per Valditara che, per ora, lo difende senza esitazioni. Proprio con il ministro, lo psicologo ha firmato un’altra delle sue circa 30 pubblicazioni: “È l’Italia che vogliamo. Il manifesto della Lega per governare il Paese”, con prefazione del leader del Carroccio Matteo Salvini. Una nomina politica in tutto e per tutto che il governo dovrà riuscire a difendere e giustificare tra mancate promesse e scarsi interventi nella prevezione contro la violenza maschile sulle donne.