Le elezioni parlamentari nei Paesi Bassi del 22 novembre sono un appuntamento importante tanto per L’Aia quanto per Bruxelles, che osserverà con attenzione quanto accadrà nella piccola ma strategica nazione europea. I Paesi Bassi si ritrovano orfani del primo ministro Mark Rutte che, dopo essere rimasto al potere per 13 anni e aver presieduto quattro governi, ha annunciato il ritiro dalla vita politica. Questo dato aggiunge instabilità a un quadro elettorale incerto a causa del sistema elettorale proporzionale, privo di una vera e propria soglia di sbarramento (caso quasi unico in Europa), che favorisce il proliferare di partiti e rende complessa la formazione dei governi. Ben 26 formazioni politiche, di cui solamente 17 sono rappresentate in Parlamento, si sfideranno per aggiudicarsi i 150 seggi della Camera dei Rappresentanti e guidare il prossimo esecutivo del Paese.
Una delle rilevazioni demoscopiche più recenti, realizzata il 17 novembre dal sondaggista Maurice de Hond e riportata dal Guardian, ha evidenziato come il Partito della Libertà di Geert Wilders (PVV) e il Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (VVD) dell’ex premier Rutte siano appaiati in prima posizione con 26 seggi ciascuno. Il PVV è una formazione di destra radicale, nota per le posizioni xenofobe come la volontà di “porre fine” alla concessione degli asili politici e di vietare “corani, scuole islamiche e moschee” mentre il VVD, ideologicamente conservatore, si è spostato a destra sotto la nuova leadership di Dilan Yeşilgöz-Zegerius e ha aperto ad una possibile alleanza con il PVV.
In terza posizione, con 23 seggi, ci sono il Nuovo Contratto Sociale (NSC) di Pieter Omtzigt e l’alleanza tra Socialdemocratici e Verdi guidata dall’ex Commissario Europeo Frans Timmermans. L’NSC, che sino ad alcuni giorni fa era al primo posto nelle intenzioni di voto, è stato fondato appena tre mesi fa dall’ex parlamentare cristiano-democratico Omtzigt, noto per aver reso pubblico uno scandalo che ha riguardato il settore del welfare nel 2021. Il partito, che ha posizioni di netta chiusura in tema di immigrazione, è anti-establishment e ritiene, come riportato da Euractiv, “che l’Unione Europea dovrebbe agire solamente quando può farlo in maniera più efficace di nazioni, regioni e province”. L’alleanza rosso-verde è la punta di diamante del campo progressista grazie alla guida carismatica di Timmermans ed è considerata vicina alle posizioni espresse da Bruxelles.
I restanti partiti politici sono stimati dagli otto seggi in giù e tra questi ci sono i social-liberali D66 con otto scranni, i populisti agrari del Movimento dei Cittadini-Agricoltori (BBB) con sette seggi, i centristi di Appello Cristiano Democratico (CDA) con sei scranni, i radicali del Partito Socialista, il Partito Animalista e l’estrema destra del Forum per la Democrazia con cinque seggi. Colpisce, nel gruppone di coda, il tracollo subito nel giro di pochi mesi dal BBB. Il movimento aveva guidato le proteste contro le leggi anti-inquinamento volute dal governo Rutte e sino al mese di luglio era stimato oltre i venti scranni. La rilevazione di De Hond, che alle precedenti consultazioni aveva sovrastimato la performance di Wildeers di cinque seggi, differisce da altri recenti sondaggi nel maggiore peso dato al PVV, in altre consultazioni stimato tra i 17 e i 21 seggi e nel minor peso dato all’NSC, stimato anche a venticinque-ventisei seggi.
Secondo l’Economist e Politico, Omtizigt e il suo NSC sono due elementi da tenere d’occhio in vista delle elezioni. Sarah de Lange, professoressa di Scienze Politiche all’Università di Amsterdam, ha ricordato a Politico come la popolazione desideri un cambiamento dopo 13 anni di governi Rutte e come in questo periodo “ci siano state poca trasparenza all’interno degli esecutivi e poche conseguenze per gli errori commessi”. La principale conseguenza di questi comportamenti è stato un netto calo della fiducia nella classe politica, ai minimi da dieci anni e la figura di Omtzigt potrebbe rappresentare una via d’uscita a questa situazione. L’uomo politico è considerato, grazie al ruolo giocato nello smascheramento dello scandalo del welfare, un guerriero che mette al centro gli ideali e che non accetta di farsi silenziare dalla classe politica dominante per rivelare alla popolazione le malefatte dell’establishment. La lunga battaglia ha però avuto conseguenze sulla salute mentale di Omtzigt, incorso in un grave esaurimento nervoso ed ora conscio di quali possono e devono essere i limiti che si deve imporre per evitare nuove ricadute.
La campagna elettorale, come ricordato da Euronews, è stata dominata da temi economici e di politica interna: la crisi determinata dall’aumento del costo della vita, la scarsità di alloggi, l’immigrazione e il sistema sanitario nazionale. L’NSC ha proposto, in questi ambiti, di aumentare il salario minimo, di implementare misure per favorire la costruzione di nuove case e di porre un limite al numero di migranti accolti ogni anno con un tetto di 50mila unità, inclusi i richiedenti asilo, i lavoratori stranieri, gli studenti ed i ricongiungimenti familiari. Queste posizioni, unite ad un certo euroscetticismo, potrebbero andare incontro agli umori di una parte sostanziale dei votanti e trasformare il partito nell’ago della bilancia del prossimo Parlamento.
In uno scenario elettorale dominato dai partiti di centro e di centro-destra spiccano le proposte della lista tra Socialdemocratici e Verdi guidata da Timmermans. L’ex commissario europeo intende ridurre le diseguaglianze, migliorare le prestazioni erogate dal sistema sanitario nazionale (in particolare verso gli anziani), lottare contro la povertà ed aumentare le tasse pagate dai più ricchi. Secondo Timmermans il settore industriale dovrà raggiungere l’obiettivo delle emissioni zero e dovranno essere aboliti tutti i combustibili fossili. Il programma dei rosso-verdi è ambizioso e mira ad attrarre i voti degli elettori dispersi nella galassia della sinistra. La lista punta a raggiungere il primo posto e ad avere la prima voce in capitolo sulla formazione del prossimo governo ma potrebbe trovarsi, poi, priva di partner ideologicamente simili. Una situazione che potrebbe portare allo stemperamento delle proposte più radicali e alla formazione di una grande coalizione.