Il Tavolo Asilo e Immigrazione (Tai) boccia su tutti i fronti il protocollo tra Roma e Tirana in base al quale il governo intende trasferire in Albania alcuni dei migranti soccorsi in mare. Nel giorno in cui il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha comunicato alla Camera qualche dettaglio in più sull’accordo, la rete che riunisce Acli, Arci, Cgil, Amnesty, Action Aid, Emergency e altre decine di realtà parla di un’intesa illegittima, impraticabile e ingiustificata visto che, scrivono nella relazione presentata oggi a Roma, “i numeri del flusso delle migrazioni forzate sono stabili da diversi anni e non sono considerati “emergenza” per l’Italia, che nel 2022 era al 17esimo posto tra i 27 Paesi Ue per richiedenti asilo in proporzione al numero di abitanti (fonte Eurostat)”. Denunciando invece che “le pressioni sui porti del sud sono dettate da una straordinaria incapacità di gestione degli ingressi e della grave assenza di una missione pubblica di ricerca e salvataggio che assicurerebbe arrivi in sicurezza e dignità”.

La relazione elenca per punti quelle che considera le principali criticità del protocollo. E se al primo punto ce n’è una superata da appena poche ore, con il governo che ha smentito se stesso annunciando che verrà votato “un disegno di legge di ratifica dell’accordo”, come ha spiegato il ministro Tajani in Aula alla Camera, già al secondo troviamo la questione del diritto d’asilo da applicare nei centri in Albania, che saranno gestiti e pagati dall’Italia sotto giurisdizione italiana. Il Tai scrive che l’applicazione di norme Ue in Albania, Paese non appartenente all’Ue, è giuridicamente inconsistente secondo il diritto europeo. In linea con quanto affermato dalla Commissione Ue che ha spiegato come l’accordo non violi il diritto comunitario perché ne è fuori. Non solo, secondo il Tai, la stessa giurisdizione italiana sull’area indicata è controversa.

Seguono poi questioni che ancora attendono d’essere precisate. Secondo il Tai, il protocollo manca di chiarezza sui presupposti legali del trasporto delle persone in Albania, potenzialmente violando le linee guida sul soccorso in mare dell’IMO. Stigmatizza poi il fatto che non è chiaro se i centri saranno destinati al rimpatrio o alle procedure di asilo. La premier Giorgia Meloni ha spiegato i seguito all’annuncio dell’accordo che ci saranno due centri, uno per le procedure d’asilo accelerate, l’altro, sul modello dei cpr italiani, per i rimpatri. “L’Albania concederà gratuitamente all’Italia due aree – un punto di arrivo al porto di Shengjin, nella costa settentrionale del Paese, e una base militare a Gjader a circa 30 chilometri dal porto”, ha ricordato oggi Tajani, che ha assicurato come “le garanzie giurisdizionali sono quelle assicurate in Italia. Il diritto alla salute e il diritto alla difesa sono pienamente tutelati, gli avvocati e le organizzazioni internazionali potranno entrare nel centro”. Secondo il Tai, invece, “la possibilità di controllo giurisdizionale è compromessa, mancano dettagli sul diritto di difesa e ricorso. Il Protocollo crea un’area opaca in termini di giurisdizione applicabile”.

Sempre Tajani ha assicurato che le persone soccorse che sono vulnerabili non verranno portate in Albania. Ma il Tai sottolinea come “il testo non menziona l’esclusione dei minori e vulnerabili dal trasferimento, violando nel caso la Direttiva Ue”. Da ultimo, la complessità del monitoraggio denunciata oggi anche dalle opposizioni alla Camera. “Il monitoraggio delle attività sarà complesso, e le spese da parte del Governo Italiano non sono chiare. L’impegno finanziario, indicato inizialmente a 16,5 milioni di euro, è oggetto di preoccupazione”, dice il Tai. Che nelle conclusioni alla relazione scrive: “L’accordo Italia-Albania, così come delineato, si pone in contrasto con la normativa nazionale, internazionale ed europea, e comporta il rischio di gravi violazioni dei diritti umani. Le persone soccorse dalle autorità italiane sono sotto la giurisdizione italiana già quando sono fatte salire sulla nave italiana e non possono essere trasferite in un altro Stato prima che la loro richiesta d’asilo e le situazioni individuali siano esaminate. L’accordo getta le basi per la violazione del principio di non respingimento e per l’attuazione di pratiche di detenzione illegittima. Per questo, ne chiediamo la revoca immediata, sollecitando il governo italiano a rispettare i propri obblighi di diritto internazionale in materia di non respingimento e di garanzia del diritto d’asilo”.

La relazione è stata sottoscritta dalle realtà aderenti al Tai: A Buon Diritto, ACAT, ACLI, ActionAid, Amnesty International Italia, ARCI, ASGI, Casa dei Diritti Sociali, Centro Astalli, CGIL, CIES, CNCA, Commissione Migranti e GPIC Missionari Comboniani Italia, DRC Italia, Emergency, Europasilo, Fondazione Migrantes, Forum per Cambiare l’Ordine delle Cose, International Rescue Committee Italia, Intersos, Medici del Mondo, Medici per i Diritti Umani, Medici Senza Frontiere, Movimento Italiani Senza Cittadinanza, Oxfam Italia, Refugees Welcome Italia, Save the Children Italia, Senza Confine, Società Italiana Medicina delle Migrazioni, UIL, UNIRE. E hanno inoltre aderito AOI, Mediterranea Saving Humans, Open Arms, Rivolti ai Balcani, Sea Watch e Sos Mediterranée Italia

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