La ratifica del Mes slitta ancora e al momento non c’è una nuova data per l’approdo alla Camera. La discussione era in programma domani – mercoledì, ndr – a Montecitorio ma i lavori sono ingolfati e così il governo e la maggioranza ne approfittano per allontanare ancora un po’ quella che rappresenterà una delle più clamorose retromarce del centrodestra. È solo una questione di tempo, non di “se” ma lo schema di Meloni e dei suoi è ormai chiaro: sfruttare il via libera al Mes per trattare sulla riforma del Patto di stabilità. Moneta di scambio in Europa, insomma.
In soccorso alla maggioranza viene il calendario fitto. L’ultimo auto-assist è la fiducia al Dl Proroghe posta oggi e che verrà votata domani, in coincidenza con la programmata discussione sul Mes. La quale – a quanto emerso dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio – non è stata ancora ricalendarizzata e quindi non c’è ancora una nuova data. Ma tanto che l’ok al Mes e la riforma del Patto, nell’ottica della maggioranza, siano strettamente legate non è più un mistero per nessuno.
“È chiaro che non c’è formalmente alcun legame” tra le due questioni “dopodiché in termini politici ognuno può fare le conclusioni che ritiene” ed “è chiaro che c’è un interesse da parte dei Paesi Ue a giungere ad una conclusione sull’emendamento allo statuto del Mes che è stato adottato all’unanimità più di due anni fa”, ha detto il commissario all’Economia Paolo Gentiloni rispondendo a chi gli chiedeva se la ratifica entro l’anno da parte dell’Italia non possa facilitare i negoziati sul nuovo Patto di stabilità. “Che questa partita la si voglia chiudere è chiaro e comprensibile”, ha sottolineato l’ex presidente del Consiglio.
E nemmeno a Roma si nascondono. L’ultimo a parlarne in chiaro, negli scorsi giorni, è stato il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo: “Cosa faremo col Mes? Prima capiamo come si chiude il patto di stabilità”, ha detto a Rai Radio1. Una delle nuove date possibili, calendario dell’Aula alla mano, potrebbe essere nei primi dieci giorni di dicembre, quando si riunirà anche l’Ecofin a Bruxelles. Prima i lavori a Montecitorio sono serrati, tra elezione del giudice della Corte costituzionale, il disegno di legge sulla revisione dello strumento militare e poi ancora, in coda, c’è anche la conversione del decreto Campi Flegrei.