“Abbiamo fatto insieme, rom, sinti ed ebrei, un pezzo della nostra strada su questo mondo”, scrive l’associazione Kethane – Insieme – Rom e Sinti per l’Italia, chiedendo il cessate il fuoco in Palestina. Il “pezzo di strada” evocato è “quello più feroce e devastante, quello che segna il futuro delle generazioni: abbiamo condiviso Auschwitz, forni crematori, leggi razziali, torture inconcepibili, nel destino di essere considerati popoli da sterminare, da estinguere per quello che eravamo, “zingari”, ebrei”.

Ed è questo percorso comune che spinge l’associazione di rom e Sinti a rivolgere il suo appello a Israele: “Per questo ci sentiamo autorizzati a rivolgerci a voi come fratelli, anche se dopo Auschwitz le nostre strade si sono divise. Diversi erano i modi di superare il trauma, di elaborare il lutto e di conservare la memoria. Ma nel nostro cuore siamo rimasti fratelli. Abbiamo commemorato insieme ai nostri i vostri morti, abbiamo considerato i vostri sopravvissuti come nostri, abbiamo anche pensato che essendo voi più forti potevate parlare anche con la nostra voce. Ora siamo affranti. Basta fratelli. Non si uccidono i bambini, ce l’hanno insegnato ad Auschwitz. Si perde l’anima uccidendo i bambini, si diventa carnefici, si sta dalla parte sbagliata della storia, si offende la sofferenza dei nostri morti. Basta”.

Kethane non sottovaluta la carneficina del 7 ottobre, definita “aggressione terroristica” compiuta da Hamas su una “popolazione inerme”. Ma sottolinea che a Gaza si contano “sinora circa 12.000 morti tra i civili, tra cui oltre 5.000 bambini, più di 200 medici, più di 100 funzionari dell’ONU e oltre 50 giornalisti, mentre nei territori occupati della Cisgiordania i coloni uccidono contadini inermi nei loro orti”. “Ci domandiamo dove porta questo massacro”, continua l’associazione di Sinti e Rom italiani “dove porta lo sterminio di migliaia di bambini colpevoli solo di essere nati lì, dove porta l’idea che per un pezzo di terra sia possibile pensare di sterminare l’altro. Noi, rom e sinti italiani, siamo nati da un popolo che non ha mai armato eserciti per un pezzo di terra, ha sempre ripudiato la guerra e la violenza, nonostante secoli di persecuzione e un genocidio. Questa scelta la stiamo pagando ancora oggi a carissimo prezzo in ogni Paese di questa nostra Europa, con la quale però siamo convinti di condividere i valori fondanti. Nel nostro Paese, l’Italia, siamo forse gli unici che vengono cacciati da un bar quando vogliamo bere un caffè solo perché ci vedono come “zingari”. Ma, nonostante tutto quanto abbiamo subito, la nostra concezione del mondo non ha mai compreso la vendetta e l’odio”.

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