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“La violenza maschile sulle donne è un fenomeno strutturale del nostro Paese, i vari Governi hanno sempre trovato scorciatoie”: l’appello di Una Nessuna Centomila

"Vogliamo un investimento economico forte nei confronti dei Centri antiviolenza e nei confronti di strumenti di prevenzione. Sono state fatte audizioni in Parlamento con reti, associazioni, professioniste, studiose, magistrate ecc., c’è la relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, c’è un tavolo tecnico del Ministero pari opportunità, ci sono gli osservatori e ci sono i dati Istat. Nessuno può fare finta di non sapere", si legge nella nota dell'associazione

di F. Q.

Una Nessuna Centomila. Il concerto, per i molti che hanno preso parte al grande evento live a Campovolo, ma anche e soprattutto la Fondazione. Un unico obiettivo: sostenere i Centri Antiviolenza, promuovere la prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne, anche attraverso un cambiamento culturale nella società. Così si legge sul sito e non manca – nei giorni del femminicidio di Giulia Cecchittin – un appello promosso da Giulia Minoli (Presidente Fondazione Una Nessuna Centomila), Celeste Costantino e Lella Palladino (Vicepresidenti): “In tante, in troppe abbiamo detto e scritto che speravamo che Giulia fosse viva ma che in realtà sapevamo che il più probabile esisto di questa scomparsa sarebbe stato il suo femminicidio. Non è il pregiudizio che ci muove ma la consapevolezza e l’esperienza che ci portiamo addosso. E l’esperienza ci dice anche che sulla spinta dell’emotività e dell’indignazione troppo spesso si commettono degli errori. Fa bene il movimento delle donne, la società civile, la cultura italiana a dire che non si può più aspettare e che la misura è colma ma la politica tutta, sia il Governo sia l’opposizione, deve farsi carico di questa richiesta collettiva in maniera seria, non attraverso risposte generiche o posizionamenti emergenziali. In passato abbiamo già assistito a provvedimenti prodotti all’indomani di uno stupro violento o di un femminicidio efferato e gli esiti di questi provvedimenti, prioritariamente repressivi e securitari, sono chiari a tutte e a tutti”, si legge.

Poi, la considerazione su quello che oggi è la violenza maschile sulle donne, ovvero un “fenomeno strutturale del nostro Paese e come tale va affrontata. Non è una calamità naturale, improvvisa e devastante. È qualcosa che da decenni denunciamo, studiamo, contrastiamo, raccontiamo e cerchiamo di prevenire. Non si può più fare finta di essere all’anno zero. I vari Governi che si sono succeduti in questi anni hanno avuto modo di misurarsi con questo tema ma a nostro giudizio hanno individuato sempre delle scorciatoie”.

Ancora, la concretezza: “Oggi abbiamo bisogno di non fermarci ai titoli ma di sapere e avere molto di più. Prioritariamente avere risorse, risorse per i centri antiviolenza, continue, stabili e congruenti al bisogno crescente di ascolto, accoglienza, ospitalità, sostegno all’autonomia economica; risorse per i servizi socio sanitari, per il sostegno all’occupazione, per tutto quello che è indispensabile alla rimozione dei vincoli all’accesso e alla permanenza delle donne sul mercato del lavoro, per le misure di sostegno al reddito; risorse per la formazione degli operatori sociali, sanitari e di giustizia e per contenere così la vittimizzazione secondaria, risorse per la diffusione culturale e per la prevenzione”. Una nota molto importante, poi, che al Governo pone una domanda di primaria importanza: “Quando si parla di Educazione all’affettività il Governo e l’opposizione sono consapevoli che in questi anni si sono prodotte tante attività in questo senso? Che l’educazione all’affettività è dentro la Convenzione di Istanbul che il nostro Paese ha ratificato? Che è un sapere multidisciplinare e interdisciplinare che comprende: la pedagogia di genere, l’educazione sessuale, la psicologia, l’educazione civica e l’educazione al web e ai dispositivi digitali? Che questo comporta formazione, apertura ai territori , ai centri antiviolenza e a tutte quelle realtà che quotidianamente hanno sopperito a questo vuoto? Sui libri di testo che si fa? Pieni di stereotipi sessisti e di rimozione nei confronti del contributo storico delle donne. Tutto questo non si realizza a costo zero. Senza oneri per lo Stato ma con oneri per la scuola pubblica, che ha gli insegnanti con i salari tra più bassi d’Europa. Vogliamo un investimento economico forte nei confronti dei Centri antiviolenza e nei confronti di strumenti di prevenzione. Sono state fatte audizioni in Parlamento con reti, associazioni, professioniste, studiose, magistrate ecc., c’è la relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio, c’è un tavolo tecnico del Ministero pari opportunità, ci sono gli osservatori e ci sono i dati Istat. Nessuno può fare finta di non sapere”. Il ricordo degli eventi culturali, il concerto Una Nessuna Centomila all’arena di Verona e l’anteprima del film di Paola Cortellesi “C’è ancora domani”, chiude l’appello. Da ricordare che a giugno 2022 il live Una Nessuna e Centomila all’RCF Arena di Campovolo richiamava 100mila spettatori per dire no alla violenza di genere e sostenere economicamente i centri antiviolenza (furono raccolti oltre 2 milioni di euro e destinati a 7 centri).

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