Sono stati appena consegnati ai cittadini di Acerra, solo dopo imponenti manifestazioni di piazza, dati epidemiologici aggiornati al 2018 da parte del locale Registro Tumori Asl Napoli 2 nord. I numeri sono semplicemente tragici: in estrema sintesi, la Provincia di Napoli, ormai da molti decenni, risulta la Provincia i cui cittadini (i più giovani di Italia) registrano la più bassa aspettativa di vita alla nascita (Istat) ma anche, e direi soprattutto, la maggiore “mortalità evitabile” (non evitata) di Italia.
Nell’ambito della Provincia di Napoli, la Asl 2 nord da tempo certifica dati pessimi insieme alla Asl Napoli 1 centro (ferma però ancora al 2013) e alla Asl Na 3 sud (nolano). In totale quindi, circa 3 milioni di cittadini campani su 6 totali sono alla base dei pessimi dati sanitari da decenni denunciati da Ista. Questo appare in perfetta linea con quanto da molti anni certificato anche dal Progetto Sentieri di ISS (che segue “solo” 1.8 milioni di cittadini campani su un totale di 6.2 cittadini italiani massacrati da inquinamento ambientale) giunto ormai alla sesta edizione, sempre completamente inascoltato. Nell’ambito della Asl 2 nord, come certificato nel dettaglio suddiviso per distretti aggiornato al 2018 dagli ottimi colleghi del Registro Tumori (e qui mi preme sottolineare la valentia del Direttore Dr Giancarlo D’Orsi), il distretto 46 di cui fa parte Acerra registra i dati peggiori di tutti gli altri distretti.
Cosa c’è di nuovo? Nulla.
Nel settembre del 2023 Asl 2 nord certifica un eccesso di incidenza e mortalità per cancro (al 2018) per i seguenti tumori: polmone, mammella, vescica, colon retto, fegato e vie biliari, linfomi, tiroide, stomaco e pancreas. Già nel 2006 il cosiddetto “studio Bertolaso” di ISS da cui è partita l’attenzione sul disastro ambientale campano derivante dallo scorretto smaltimento dei rifiuti, specie industriali prodotti in regime di evasione fiscale, denunciava un eccesso di rischio per i seguenti tumori: tumore del polmone, fegato e vie biliari, stomaco, rene e vescica (Annali ISS 2008). Sin da allora appariva un “paradosso epidemiologico”: si registra un eccesso di cancro non già nei comuni maggiormente “antropizzati” e/o “deprivati economicamente” ma nei Comuni a maggiore disponibilità di aree verdi demaniali o ASI (Area Sviluppo Industriale = Acerra è il Comune della Provincia di Napoli con la più grande ASI comunale!).
L’incidenza e la mortalità per cancro nei distretti esaminati risulta quindi parallela non già alla semplice concentrazione demografica e/o deprivazione dei singoli comuni nei distretti ma alla vastità e disponibilità di aree demaniali (sversamento di rifiuti tossici) e industriali ASI (sversamento in loco di rifiuti industriali prodotti in regime di evasione fiscale). Come descritto sin dal 2008 nelle mie diapositive tratte dallo Studio ISS, l’immagine grafica desunta dallo studio evidenziava una “clessidra” della morte il cui asse portante era l’Asse mediano, importante strada provinciale non pedaggiata e quindi del tutto priva di qualunque tipo di tracciabilità dei tir in transito.
Nella sola zona dell’acerrano-nolano, sono stimati ancora oggi non meno di 4mila passaggi tir al giorno, prossimamente 8mila, tutti non solo a gasolio ma soprattutto non tracciati nel trasporto rifiuti, ininterrottamente da oltre 40 anni. La Regione Campania è infatti l’unica Regione d’Italia a non avere, e a non volere, sul proprio territorio regionale nessun impianto di smaltimento finale a norma. Il solo maxi inceneritore di Acerra produce dal 2009 non meno di 150mila tonnellate/anno di ceneri tossiche, pari quindi a non meno di 365 tonnellate al giorno di ceneri in uscita dall’impianto ossia non meno di 150 tir al giorno, ogni giorno dal 2009.
Come successivamente dimostrato in diversi ed importanti processi per disastro ambientale ad Acerra, conclusi con condanne importanti per sversamento di rifiuti tossici, risultano presenti nella falda acquifera superficiale grosse quantità di inquinanti cancerogeni e tossici come i pcb sversati dai camorristi. Nel 1999 la Sogin rilevava un eccesso di diossine e pcb in località Calabricito Acerra (con falda acquifera che scorre a non oltre 80 cm dalla superficie) pari ad oltre 10mila volte la soglia massima, confermando poi nel 2008 tale eccesso a non oltre 400 volte la soglia massima: per bonifica? No, per semplice e naturale azione di scorrimento e diffusione dell’acqua di falda.
Nulla è stato bonificato ad Acerra ancora del disastro ambientale certificato dal governo Prodi nel 2006. I pcb Caffaro sversati ad Acerra sono direttamente coinvolti nella patogenesi di cancri tipo fegato e bilio pancreatico epatite negativi (circa 1 su tre di tali cancri sono epatite negativi ad Acerra), linfomi, ecc. Al tricloro ed al tetracloroetilene che l’acerrano vigile Michele Liguori (morto ovviamente per colangiocarcinoma epatite negativo e rimpinzato di pcb) riscontrò nel 1989 in ben 87 su 120 pozzi esaminati nel solo territorio di Acerra, si può correlare invece patogeneticamente l’eccesso di cancro alla vescica e uro-genitali, tra cui anche al testicolo, come pubblicato sin dal 2011 da ISS e Locale Asl (dr Lucia Fazzi e Mario Fusco).
Sono l’unico medico in Italia ad avere dimostrato in giudizio in ben tre casi il nesso di causalità tra pcb e cancro. In due casi solo ad Acerra (pastori Cannavacciuolo e vigile Michele Liguori). Perché sono costretto a leggere che ancora oggi nel 2023, senza averci neanche convocato ed ascoltato a commento dei dati presentati, si chiedono ancora studi di approfondimento sul nesso di causalità?
E’ evidente che siamo in presenza di dati sanitari gravissimi ma non provocati ancora dal maxi inceneritore inaugurato nel 2009 ma che certificano una situazione territoriale di estrema criticità ambientale su cui si deve intervenire a bonifica e non certo ad ulteriore danno con ulteriori impianti. Chi ha paura della verità ormai arcinota? Ad Acerra non servono nuovi studi, serve solo agire a tutela della salute pubblica dopo avere al massimo raccolto e diffuso quanto già pubblicato in questi ultimi venti anni. Serve un censimento completo di tutti gli impianti a notevole impatto ambientale presenti sul territorio ASI più grande della Provincia di Napoli e soprattutto serve che ci si decida a produrre e diffondere in trasparenza i dati sanitari in tempo reale e non dopo decenni dal danno.