Cronaca

Gaza, nuova polemica contro il Papa. Rabbini d’Italia: “Mette sullo stesso piano ostaggi e prigionieri palestinesi”. Zuppi: “Non è così”

I Rabbini d’Italia attaccano Papa Francesco accusandolo di mettere sullo stesso piano “aggredito e aggressore” riguardo al conflitto a Gaza. Un’accusa che nasce dalla decisione di Bergoglio di ricevere i familiari degli ostaggi solo dopo essere riuscito a organizzare un’udienza simile anche con i parenti di civili che vivono nella Striscia. La scelta del Pontefice è in realtà in linea con il comportamento tenuto nel corso dell’invasione russa dell’Ucraina, nonostante la ferma condanna dell’azione di Putin, tanto che proprio mercoledì ha dichiarato, condannando l’attacco di Hamas, che il conflitto deve fermarsi perché “siamo andati oltre. Questa non è più guerra, è terrorismo“.

Ma il comunicato del Consiglio dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia critica fortemente quella che reputa un’ingiusta equidistanza tra le parti: “Ieri – si legge – l’incontro del Papa con i parenti degli ostaggi rapiti da Hamas, da tempo richiesto e sempre rinviato, è stato finalmente possibile perché è stato seguito da un incontro con parenti di palestinesi prigionieri in Israele, così come riportato dal Papa, mettendo sullo stesso piano innocenti strappati alle famiglie con persone detenute spesso per atti gravissimi di terrorismo”.

La protesta contiene però un’informazione errata, almeno stando al bollettino della sala stampa vaticana del 22 novembre. Tra le udienze, infatti, si legge che prima c’è stato un incontro con i “familiari di ostaggi israeliani nel conflitto di Gaza” e successivamente con “familiari di palestinesi di Gaza”. Non si fa quindi alcuna menzione di “parenti di prigionieri palestinesi”, come scritto invece dal Consiglio.

Le accuse mosse dai Rabbini d’Italia si concentrano, come detto, anche sulle critiche del Pontefice riguardo allo svolgimento del conflitto nella Striscia: “Il Papa ha pubblicamente accusato entrambe le parti di terrorismo – continuano – Queste prese di posizione al massimo livello seguono dichiarazioni problematiche di illustri esponenti della Chiesa in cui o non c’è traccia di una condanna dell’aggressione di Hamas oppure, in nome di una supposta imparzialità, si mettono sullo stesso piano aggressore e aggredito. Ci domandiamo a cosa siano serviti decenni di dialogo ebraico-cristiano parlando di amicizia e fratellanza se poi, nella realtà, quando c’è chi prova a sterminare gli ebrei, invece di ricevere espressioni di vicinanza e comprensione, la risposta è quella delle acrobazie diplomatiche, degli equilibrismi e della gelida equidistanza che sicuramente è distanza ma non è equa”.

Affermazioni alle quali ha replicato il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin: “Mi pare che la Santa Sede cerchi in tutti i modi di essere giusta e di tenere in conto le sofferenze di tutti. E anche nel caso di questo terribile attacco che ha subito Israele, che va condannato. Mi pare che da parte della Santa Sede ci sia stata una presa di posizione netta nei confronti dell’attacco di Hamas. Non è che abbiamo sorvolato su questo, ma allo steso tempo non possiamo neppure ignorare quello che succede dall’altra parte. Ci sono stati tanti morti, tanti feriti, tante distruzioni. Il Papa vuole essere vicino alle sofferenze di tutti”, ha detto. Entrando nel merito della modalità dell’incontro, con la decisione di dedicare lo stesso spazio ai familiari delle due parti, Parolin ha aggiunto: “Io credo che questa modalità dell’incontro sia stata una modalità corretta”. E poi risponde direttamente alle accuse: “Io personalmente sapevo che ci sarebbero state polemiche, come ci sono state, e come ci saranno sempre, perché attualmente gli animi sono esacerbati, è molto difficile anche un approccio un po’ più sereno, un po’ più ragionevole. Quando c’è la guerra produce anche questi frutti, si reagisce immediatamente in una maniera molto molto aggressiva. Io spero che si possa ritornare con calma anche su questi episodi, su queste vicende e forse dare un giudizio diverso e più sereno”.

Anche il cardinale Matteo Zuppi, inviato di Papa Francesco sia a Mosca sia a Kiev, respinge le accuse a Papa Francesco: “Il Papa è attento e guardate che questo non è mettere tutti sullo stesso piano, il 7 ottobre è stata una tragedia, punto e basta. È stata una tragedia. E quindi l’attenzione, la condanna. Poi c’è quello che sta succedendo a Gaza, perché il Papa chiede il cessate il fuoco? Perché c’è una sofferenza terribile e guardando lontano mi sembra che spinga per un’altra soluzione, perché si combatta davvero il terrorismo, togliendo tutto ciò che per certi versi lo può giustificare. Questa è la posizione del Papa e non è che non capisce le motivazioni del governo israeliano”.