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Rackete capolista e svolta “green”: la strada della sinistra tedesca di Linke dopo la scissione. “Unici contro le lobby dell’industria”

A un certo punto nel padiglione della fiera di Augusta, durante il congresso della Linke di sabato scorso, una farfalla si è posata sulla mano di un delegato che l’ha liberata con delicatezza sotto il podio. È l’immagine che suggella il nuovo corso ambientalista del partito della sinistra tedesca. La Linke alle prossime elezioni europee candida, oltre al rodato Martin Schirdewan, anche l’indipendente Carola Rackete. L’ex capitana coniuga il nuovo corso del partito di politica di accoglienza dei rifugiati all’indirizzo ecologista. La sua scelta come indipendente, confermata dal 77,8% dei voti, è una scommessa sulla sua inesperienza nella politica professionale. Si è dovuta già far perdonare un’intervista alla Die Zeit in cui ha affermato che la Linke dovrebbe occuparsi di più dei propri trascorsi come Sed (cioè il partito socialista unificato della Ddr) e magari cambiare nome. Deve convincere l’elettorato a un voto per un partito in cui non entra a far parte. Così come anche Gerhard Trabert, il medico che ha varato un’ambulanza per i senzatetto ed un policlinico per i poveri non assicurati, candidato al quarto posto come indipendente con il 97% delle preferenze. Trabert, che ha operato anche nelle zone di crisi e nel soccorso marittimo nel mediterraneo, è noto per essere stato già candidato come presidente al posto di Frank-Walter Steinmeier.

La ex comandante della Sea Watch III non intende occuparsi di immigrazione, quanto di tutela dell’ambiente – come scienziata è stata più volte ai poli – ed ha affermato “la politica climatica è ostacolata soprattutto dalle lobby industriali e la Linke si pone contro di esse; è l’unico partito che non accetta donazioni dalle industrie”. La sua nomina rilancia un dialogo più stretto col mondo delle associazioni civili, i sindacati ed i gruppi di azione popolare. Con lei la Linke vuole essere un partito ecologista e più aperto ai rifugiati dei Verdi, e raccogliere consensi anche da nuove fasce di elettori, giovani laureati di sinistra che vivono nelle città, disillusi sia dal partito di Ricarda Lang che dalla Spd. Al congresso ha celebrato l’adesione di Cansin Köktūrk che ha abbandonato i Verdi proprio perché scontenta dei loro compromessi come forza di Governo “su dignità e diritti umani”, accettando Moldavia e Georgia come Paesi di provenienza sicuri. La Linke sostiene invece frontiere aperte e senza respingimenti. Difendendo con forza il diritto d’asilo vuole rappresentare anche gli interessi dei migranti. La solidarietà e l’aiuto agli emarginati d’altronde sono valori nel pedigree del partito, ma non sono popolari, neppure nei nuovi Länder dove si voterà nel 2024. Il partito della sinistra resta inoltre concentrato sulle tematiche delle disuguaglianze sociali, richiedendo maggiore perequazione fiscale, la tassazione dei sovraprofitti delle grosse industrie, un’imposta patrimoniale per i miliardari ed ancora di elevare il salario minimo a 15 euro (almeno un’idea in comune con Sahra Wagenkencht, che però ne ha ipotizzati 14) e la sospensione del freno al debito nel 2024.

Al congresso il partito ha cercato nuova armonia, si è sforzato quasi ad ogni costo di irradiare unità ed anche di farsi coraggio. L’autoscioglimento del gruppo parlamentare forzato dalla secessione di Wagenknecht con altri nove deputati è “un disastro” ha ammesso dal podio il capogruppo uscente, Dietmar Bartsch, ma anche una liberazione. Dall’addio della moglie di Oskar Lafontaine (l’ex ministro delle Finanze nel governo Schröder è uscito anch’egli nel 2022) il partito – cita la tv Ard – ha guadagnato 609 nuovi iscritti.

Pochi i momenti di dissenso; Bijan Tavassoli – dirigente di Amburgo – ha proposto la propria contro-candidatura a capolista, criticando il partito perché non è stato d’accordo con Sahra Wagenknecht, “una donna geniale, ammirata da molte persone in questo Paese”, e poi annunciare di seguirla. Combattuta anche la mozione sul Medio Oriente, rigettate dalla maggioranza dei delegati accuse contro Israele di “genocidio” e “pulizia etnica”, è passato un compromesso che invita sia Israele che Hamas a concordare un cessate il fuoco. Difficilmente un partito “in disarmo” riesce a risalire la china, ma la Linke non si dà per sconfitta e rivendica di essere l’unica forza credibilmente ecologista e sociale.